Score
Artwork
Potenzialità
Concept
Nel linguaggio musicale generale, infatti, le pause non sono mai dei semplici silenzi, ma piuttosto atti di “respiro” della melodia che, grazie ad essi, si carica di ritmo e significato creando il mood ricercato dall’artista.
Questo discorso cambia un poco – anche se neanche troppo – per alcuni generi musicali quali il cosiddetto ambient.
È su queste premesse che s’imposta l’album Automatism, il nuovo lavoro del sardo SaffronKeira, al secolo Eugenio Caria, edito dalla Denovail Records.
Il lavoro di Saffronkeira appare assai ricercato con le 12 tracce che possono essere suddivise in due gruppi differenti di 6 brani ciascuno e dalle sonorità leggermente diverse: i primi 6 brani hanno una chiara matrice ambient, con suoni minimal ed un incedere lento ma inesorabilmente incalzante, con il preciso obbiettivo di offrire immagini e sensazioni di spazi infiniti, surreali, immobili ma inquieti allo stesso tempo; come le sterminate e ventose lande desolate della tundra artica, coi sui piccoli e nervosi ciuffi d’erba scura circondati dalla calma assoluta del bianco della neve e del grigio delle nuvole.
I restanti 6 brani hanno invece un’influenza tendenzialmente più elettronica, seppur con un taglio minimal ed assai erudito, che per gli amanti della classificazione potremmo avvicinare al genere drone con brani quali Conscius of Origin?, A Pattern Didn’t Exists e Souppresses Conscious.
Nell’ultimo brano Without Keeping a Memory of It ad una chitarra solitaria e lontana, suonata in modo malinconico e volutamente maldestro, si accompagna con notevole effetto emotivo una voce senza parole, che assomiglia a dei vocalismi indefiniti, si direbbero dei leggeri lamenti, profondi nella loro estrema semplicità. Questa seconda parte del disco risulta dunque molto più introspettiva, con lo sguardo rivolto all’interno della nostra psiche invece che all’ambiente esterno che ci circonda e, in qualche modo, spesso ci condiziona.
In generale dunque la musica di Automatism risulta erudita, astratta, espansiva, paziente, ma allo stesso tempo perennemente tesa e alla ricerca di qualcosa di non definito.
Ciò che invece non ci ha convinti dell’album di SaffronKeira è stata però la scelta dei silenzi, che infatti risultano eccessivamente lunghi tra un brano e l’altro perdendo del tutto il potere della pausa, per scadere invece, e purtroppo, nella mera assenza prolungata di suono e tensione.
Tra i brani spesso ci sono 60-70 secondi consecutivi di totale silenzio che diventano 90 considerando gli appena udibili suoni iniziali delle varie tracce: un silenzio esagerato, che evapora le sensazioni del brano appena ascoltato e mal dispone all’inizio del nuovo, per il quale l’ascoltatore è obbligato a riconcentrarsi di nuovo e ciò a scapito del mood dell’intero album, che sfugge via.
Quei silenzi diventano dunque paradossalmente troppo forti, assordanti.
Da un disco di musica ambient-drone ci si aspettava una maggiore sensibilità alla conservazione della tensione emotiva tra le tracce ed alla piena immersione dell’ascoltatore nelle atmosfere eteree ricercate dall’artista, anche attraverso un saggio uso del silenzio.
Un buon artista SaffronKeira, senza alcun dubbio, ma questo suo disco ha purtroppo sprecato molto del proprio potenziale per aver mal gestito la potenza del silenzio.
Tracklist:
- Without Participation of the Conscience
- Aesthetic of Surrealism
- Atti Riflessi
- Fusiform
- Synchronicity
- Replication Without Variations
- Apophenia
- Volition
- A Pattern Didn’T Exist
- Conscious in Origin?
- Suppresses Conscious
- Without Keeping Memory Of It