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Artwork
Potenzialità
Concept
Zhacary Cole Smith e soci tornano con un nuovo attesissimo album, dopo il precedente e un po’ deludente Is the is are. Stavolta i DIIV pubblicano un disco ottimamente prodotto (l’artefice è Sonny DiPerri, che ha lavorato con Trent Reznor, My Bloody Valentine), che rappresenta una svolta per la loro carriera. Via il lato dream-pop e avanti tutta con le loro radici shoegaze. Perché l’essenza dell’album è lo shoegaze. Non ci sono più le chitarre jangle, ma si entra in un territorio dark e, oserei dire, slowgaze.
Life before you were born è puro shoegaze, dal suono stratificato e dall’atmosfera oscura; Skin game, il singolo già noto nelle charts, è un brano mid tempo; in Between tides si sentono richiami targati Jesus and Mary Chain, parte con suadenti giri armonici di chitarra e finisce con una cascata di riff distorti tipici del genere. Il percorso sonico prosegue con Taker, pezzo che racchiude insieme sia l’apertura melodica sia il feedback prodotto dalle chitarre effettate, in altri termini la sintesi del nuovo sound dei DIIV. Con Lorelei il ritmo è più rallentato, si percepiscono reminiscenze velvettiane e accenni dreamy. Infine il post punk prende vita in Blankenship, sicuramente la canzone più riuscita con la sua ritmica ossessiva ma dall’arrangiamento più articolato.
La band nord-americana dimostra con questo terzo lavoro in studio di voler andare oltre le etichette, riuscendo finalmente a distinguersi dagli altri gruppi shoegazer, esprimendo una maturità artistica che non tutti hanno raggiunto, e trovando un giusto equilibrio all’interno del loro stile musicale.
Tracklist:
- Horsehead
- Like Before You Were Born
- Skin Game
- Between Tides
- Taker
- For the Guilty
- The Spark
- Lorelei
- Blankenship
- Acheron