Lo scorso 5 Dicembre, presso il Locomotiv Club di Bologna, appuntamento italiano con il ritorno sulle scene degli storici D-A-D (precedentemente noti come Dineyland After Dark), band danese hard &heavy con carriera ultratrentennale e ben 12 album in studio alle spalle, compreso l’ultimo A Prayer for the Loud, pubblicato nel 2019 da Mermaid Records.
Hangarvain
Il compito di aprire la serata è affidato ai partenopei Hangarvain, alias Sergio Toledo Mosca alla voce e Alessandro Liccardo alla chitarra, accompagnati da Simone Crimi alla batteria e Gabriele Sinatra al basso. La band, forte della pubblicazione ad Ottobre 2019 dell’ultimo album The Great Machine (di cui vi consigliamo l’ascolto), mette subito in chiaro i propri meriti: un robusto hard rock di stampo USA con venature southern, riffs energici, brani freschi e coinvolgenti, grande intesa sul palco, simpatia e capacità di interazione col pubblico… e infine una splendida cover della seminale Black Betty. Insomma, ce n’è più che abbastanza per trasformare lo show in un vero trionfo. Una band che merita sicuramente maggior visibilità, non solo in Italia, ma anche all’estero, e che nella strada intrapresa lascia intravedere speranze per il futuro della nostra musica.
D-A-D
Rapido cambio palco e giunge il momento degli headliner: la band parte subito forte con la nuova Burning Star, apparendo subito in ottima forma. Non manca nessuno degli elementi che hanno sempre contraddistinto il panzer danese: ci sono la voce graffiante e l’ironia di Jesper Binzer, che con la sua Flying V si divide le parti di chitarra con il fratello Jacob, c’è il motore ritmico pulsante della batteria di Laust Sonne, c’è la follia creativa di Stig Pedersen, che durante lo show sfoggia una carrellata di bassi a due corde con forme l’una più assurda dell’altra (e che ci dispiace di non potervi mostrare, a causa del consueto obbligo per i fotografi di immortalare solo i primi tre brani dello show, durante i quali Stig utilizza il basso più “sobrio”)… e, ovviamente, ci sono i grandi brani di una band storica. Jesper tra un brano e l’altro spara battute a raffica, interagisce con gli spettatori, coinvolgendoli e divertendoli..ma il palco non gli basta: scende in mezzo al pubblico, e non solo per una manciata di secondi, come a volte fanno le rockstars più temerarie.. no! lui rimane per lunghi minuti attorniato dai fans, continuando a cantare, suonare..e dirigendo cori inneggianti al batterista. E così lo show prosegue, con una setlist corposa e ben rappresentativa, alternando brani dell’ottimo A Prayer for the Loud (compresa la bellissima title track) con brani tratti da quasi tutti gli album precedenti, per terminare con un encore di ben quattro brani, mentre Pedersen traghetta il pubblico utilizzando il proprio basso come il remo di un Caronte gondoliere, fino all’ultima, splendida ed attesa, It’s After Dark.
In definitiva, un graditissimo ritorno per una storica band che dimostra di avere ancora molto, moltissimo da dire.
Questa la setlist dello show:
- Burning Star
- Evil Twin
- Jihad
- Rim of Hell
- Nothing Ever Changes
- Everything Glows
- A Prayer for the Loud
- Grow or Pay
- The Sky Is Made of Blues
- Jackie‘O & Riding With Sue
- The Real Me
- I Want What She’s Got
- Monster Philosophy
- No Doubt About It
- Bad Crazyness
- Sleeping My Day Away
- Laugh’n A1/2
- It’s After Dark
Vi lasciamo alla gallery fotografica del nostro Giovanni Cionci.