Ci sono alcune cose che si fanno per amore.
Si va alla recita di Natale del proprio nipotino, pur sapendo che alla terza versione di Tu scendi dalle stelle si avrà voglia di fuggire velocissimo in Laos.
Si va alla discussione della tesi in ingegneria di un amico che parlerà per venti minuti di meccanica della trave, ma già si sa che non ci si capirà nulla e ci si limiterà ad alludere a beceri doppi sensi basati sul titolo della tesi.
Si va al concerto per il tour degli Editors, nonostante gli ultimi due lavori fossero francamente disarmanti, ma si punta tutto sull’amore, sperando che il tour del greatest hits Black Gold li riporti al vecchio splendore.
Così, l’11 febbraio, io e il mio bagaglio emotivo di cuoricini e affetto incondizionato accumulati sin dal primo disco e in moltissimi concerti (quindici a dirla tutta) e siamo andati all’Atlantico Live di Roma per cercare di capire se potevamo finalmente tornare a casa e ritrovare una delle nostre band preferite, dopo un paio di anni – e di album – di crisi profonda.
La risposta è: finalmente sì.
L’apertura è affidata ad una terzetta di effetto, An End Has a Start, Bullets e Bones, che fa capire sin da subito come la band abbia intenzione di catturare l’attenzione del pubblico partendo dai successi dei primi dischi.
Subito dopo in scaletta arriva una chicca, nonché la canzone preferita della sottoscritta (ma questo vi interesserà il giusto) Escape the Nest, pezzo talmente pieno di malessere e carico di chitarre strazianti che non si può non amarlo.
Capirete, quindi, che dopo un inizio così, la parentesi più “moderna” affidata a Upside Down, Violence e Frankenstein rende ancora più palese la forte cesura nel repertorio dei cinque ragazzi di Birmingham, passato negli anni da chitarre e disagio a elettronica cupa ma coatta, costringendomi a storcere un pochino il naso e a pensare “va bene ma adesso per favore tornate a fare quello che vi riesce meglio”.
I miei desideri vengono esauditi e la scaletta passa ad una fase più intima che vedrà sul palco Tom Smith con solo chitarra e voce (e che voce) per The Weight Of the World e Spiders (altra chicca meravigliosa).
E così, dopo una fase rock, una elettronica ed una acustica, ecco arrivare A Ton Of Love, che oltre a segnare la ufficiale dipartita della mia voce, perchè se non la canti tutta e per bene godi solo a metà, rappresenta secondo me il giusto equilibrio fra tutte le varie fasi musicali degli Editors.
Il bis viene poi affidato a Distance, ennesima perla troppo tempo lasciata nel cassetto, per poi riaccendere l’atmosfera con The Racing Rats, in cui finalmente il nuovo chitarrista, Justin Lockey, ha sostituito la chitarra per il riff sul ritornello lasciando finalmente nell’angolo quel suono suono troppo spento che usava nei tour precedenti e distruggeva il senso dell’ingresso aggressivo che Chis Urbanowicz aveva, invece, affidato a una prepotentissima Rickenbacker (era il mio quindicesimo concerto loro, ve l’ho detto).
La chiusura viene, quindi, affidata a Munich e alla sempre meravigliosa Smokers Outside the Hospital Doors.
Per finire, vorrei spendere due parole per Tom Smith.
Finalmente, dopo una parentesi in cui pur essendo bravissimo sembrava avesse perso entusiasmo, ieri ho visto il frontman in forma smagliante.
Attivo, sorridente, non si fermava un attimo e nonostante ciò la sua voce, che oggettivamente è una delle più belle della musica moderna, non ha mai avuto un momento di incertezza e non ha sbagliato una nota che fosse una.
Insomma, una meraviglia.
Sul finale Tom ha ringraziato tutti con un “thank you for sticking with us” (grazie per esserci rimasti vicini).
Ecco, tesoro mio.
E’ stata tanto dura, ma proprio tanto, però ne è valsa la pena e io e il mio bagaglio di cuoricini siano molto contenti. E adesso, per piacere, riprendete le chitarre.
Ecco la scaletta (quasi perfetta)
- An End Has a Start
- Bullets
- Bones
- Escape the Nest
-
Magazine
-
Sugar
- Upside Down
- Vilence
- Frankenstein
- Papillon
- Ocean of Night
- The Weight of the World
- Spiders
- A Ton of Love
- Formaldehyde
- Eat Raw Meat = Blood Drool
- Blood
- Fingers in the Factories
- Walk the Fleet Road
- You are Fading
- Distance
- The Racing Rats
- Munich
- Smokers Outside the Hospital Doors