Score
ARTWORK
POTENZIALITA'
CONCEPT

La band, nata nel 1993 da un’idea di Karl Sanders, propone un death metal sopraffino e iper-tecnico che si ispira alle tematiche egizie (da questo il nome della band) e a tutto ciò che può essere evocato in natura.
Passiamo adesso all’analisi dell’album.
Facciamo una piccolissima premessa prima di inoltrarci nei plurimi e labirintici dedali che questo disco ci propone: Vile Niotic Rites vi prenderà a ceffoni dal primo all’ultimo secondo. Nessuna ricerca di alcuna melodia pervenuta, è pura violenza musicale eseguita con una tecnica magistrale, punto. Se amate le sfumature più melodiche che hanno caratterizzato il genere negli ultimi anni skippate e cancellate i Nile dalle vostre playlist.
11 brani che dislocheranno le vostre vertebre cervicali in maniera irreversibile, dove la maestria di una band così consolidata esce con un’esplosione di brutalità e bravura ai limiti dell’umano.
Non possiamo non fare menzione del fatto che nei Nile, alla batteria, c’è un fuoriclasse assoluto che all’anagrafe porta il nome di George Kollias. Il greco è più in forma che mai e spiana la strada con le sue pelli cingolate all’efferatezza vocale di Brian Kingsland che ha sostituito alla grande Dallas Toler, che ha mollato i Nile 3 anni fa, e alle chitarre affilate di Sanders, altro vero e proprio mostro sacro.
Il disco scivola via bene senza lasciare quel senso di pesantezza che questo genere può lasciare nel vostro cervello e alle vostre orecchie. Questo processo è aiutato molto dall’inserimento di strumenti (usati spesso nelle intro e outro dei pezzi) non propriamente comuni, come il Baglama o il Bouzouki, che trasmettono una sorta di misticismo alle tracce, tagliando fuori quel senso di massacro incessante che alla lunga stanca anche l’ascoltatore più avvezzo a queste ritmiche.
Parliamoci chiaro, questo album non sarà mai una punta di diamante nella discografia dei Nile, come possono essere Ithyphallic o Annihilation of the wicked, ,ma la qualità resta altissima per tutti i 54 minuti.
In conclusione un buon disco, che non rivoluziona certo niente in un genere che oramai ha detto tutto o quasi, ma il fatto che nella massa si possa ancora distinguere nettamente una band come i Nile con il suo stile e i suoi sinistri meandri qualcosa vorrà pur dire.
Senza infamia e senza lode, solo tanta tanta cattiveria musicale messa al vostro servizio.
Tracklist:
-
- Long shadows of Dread
- The Oxford handbook of savage genocide
- Vile Nilotic rites
- Seven horns of war
- That which is forbidden
- Snake pit mating frenzy
- Revel in their suffering
- Thus Sayeth the parasites of the mind
- Where si the wrathful sky
- The imperishable stars are sickened
- We are cursed