Score
Concept
Artwork
PotenzialitĂ
Lâalbum si presenta come un viaggio introspettivo sul malessere generalizzato che affligge la nostra opulenta societĂ occidentale, come la noia, il rimpianto, lâassenza di concreti punti di riferimento e la fragilitĂ dei rapporti sociali.
Tematiche care anche ad altri grandi artisti del nostro panorama artistico nazionale quali gli Afterhours, Max Gazzé, PFM, che infatti Alex Castelli dichiara apertamente esser stati sue principali fonti di ispirazione.
Tale influsso Ăš dâaltronde immediatamente percettibile nelle sonoritĂ del cantautore bergamasco, che predilige un suono sporco e semplice della sua chitarra, con un costante cenno di overdrive; una musica che esprime la propria capacitĂ espressiva mediante il sapiente accostamento di note a piĂč voci, invece che attraverso sofisticati assoli, bending o altro.
La batteria ed il basso si limitano ad assecondare lâimportante chitarra solista, senza perĂČ risultare mai superflui o scontati, e il nostro Alex sa come saperla suonare esprimendo il grande potenziale delle sei corde attraverso stili e generi diversi.
Non Ăš raro nel disco percepire anche fugaci richiami ai suoni ed atmosfere degli Smashing Pumpkins e Pearl Jam, con ballads ed elettrico che si mischiano amabilmente.
I testi sono, come detto, impegnati e ragionati ma, forse, un poâ troppo.
Eâ questa infatti la cosa che purtroppo non ci convince molto di questo album: al di lĂ dellâincontestabile bravura come musicista, che vi invitiamo a valutare voi stessi ascoltando questo disco, non altrettanto si puĂČ dire della resa vocale e testuale.
Alex Castelli ha una voce pulita e ben intonata ma un poâ carente di timbrica, mentre i suoi testi risultano cosĂŹ attenti allâarticolazione sintatticca e grammaticale da risultare, a volte, stucchevoli e quasi in dissonanza con la bella musica che li accompagna.
Cantare infatti Ăš cosa diversa dal parlare, anche se si usano le stesse parole: quando si canta si deve necessariamente fondere il ritmo melodico a quello linguistico, usando quindi pause, abbreviazioni o particolari desinenze che magari non useremmo normalmente in una conversazione sul medesimo argomento, ma che invece ben si armonizzano con le note che le accompagnano.
Nel suo disco capita, a volte, che musiche davvero assai belle vengano âappannateâ da frasi infinite che forzatamente terminano in questa o quella battuta, oppure  con frasi fatte e giri di parole, creando un leggero fastidio nellâascoltatore che percepisce tale disequilibrio tra i due mezzi comunicativi.
Pezzi come CâĂš di mezzo il mare, Stanno Uccidendo la Musica e Panem et Circenses, per esempio, sono suonati in modo davvero straordinario e son proprio belli e potenti, ma la forzatura testuale li degrada ingiustamente a piacevoli ed orecchiabili. Un vero peccato!
Questa pecca Ăš purtroppo frequente nei cantautori âimpegnatiâ, perchĂ© non Ăš affatto facile esprimere concetti importanti e profondi con poche parole senza perderne la potenza emotiva: ma Ăš proprio per questo che solo alcuni, alla fine, ci riescono e appunto gli Afterhours, la PFM e Max GazzĂ© sono tra questi talenti indiscussi.
Ci spiace non poter essere particolarmente entusiasti di Caduti Liberi, di cui ribadiamo invece la bellezza musicale e la grande padronanza della tecnica ed espressivitĂ chitarristica, ma proprio per offrire ad Alex Castelli una critica costruttiva e stimolante lo esortiamo a rivedere radicalmente il suo modo di articolazione dei testi avvalendosi piĂč spesso, perchĂ© no, anche di licenze artistiche come fanno anche i cosiddetti âgrandiâ.
Se riuscirĂ in questâopera di armonizzazione comunicativa tra la sua bella musica ed i suoi testi impegnati, siamo sicuri che sentiremo presto parlare di Alex Castelli da Bergamo.
Tracklist:
- C’Ăš di mezzo il mare
- Stanno uccidendo la musica
- Solo
- Salta
- Il Dio che Ăš in me
- Gabriele
- Panem et Circenses
- Tutto scorre in te
- Se
- L’esteta
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