Intervista a Oliver Ackermann (a cura di Marco Calò, foto di Stefano D’Offizi)

Oliver Ackermann è ormai da parecchi anni uno dei boss della scena noise americana e mondiale. Il suo nome viene accostato principalmente agli A Place To Bury Strangers, suo principale progetto musicale con il quale, nei suoi quasi 20 anni di carriera, ha esplorato deflagrazioni soniche fin qui sconosciute calcando i palchi di tutto il mondo e alla Death By Audio, compagnia che produce pedali e accessori per i chitarristi più rumorosi.
Abbiamo avuto l’occasione di porre a Oliver alcune domande attraverso una e-mail.
M – Ciao Oliver, Come stai vivendo questi particolari giorni di quarantena?
O – Ciao Marco, grazie per questa chiacchierata e spero sia tutto ok anche da te. Qui la situazione è surreale, sembra di scivolare lentamente verso l’inferno… Io e la mia ragazza ci siamo ammalati, quindi abbiamo avuto dei giorni un po’ strani e difficili e nessuno dei due è totalmente convinto di essere tornato alla normalità. Siamo a New York. Anche noi dobbiamo indossare una mascherina ovunque andiamo e questo rende l’atmosfera un po’ più incasinata. Ultimamente sono stato molto ispirato e ho scritto tanta musica, ma è stato parecchio difficile visto che le mie giornate sono sommerse dalla gestione del lavoro a casa dei ragazzi della Death By Audio, aiutare la mia famiglia, i miei amici e mantenere la mia sanità mentale. Tutto in un momento in cui ognuno nel mondo ha bisogno di sostegno e forse possiamo fare qualcosa a riguardo. Dalla nostra quarantena abbiamo creato una associazione benefica per fornire ai soccorritori le attrezzature di protezione di cui hanno bisogno. E’ una piccola cosa, ma ogni piccola cosa in questo momento può essere davvero utile.
M – Parlaci di Rare Meat, la tua ultima release su Bandcamp.
O – Rare Meat è una raccolta di B-sides che negli anni erano stati inseriti in alcune compilation o escluse dagli album. Inizialmente fu rilasciata una tiratura limitata in formato cassetta che come sappiamo è il formato migliore. Poi ho visto molti artisti caricare la loro musica su Bandcamp e ho voluto sostenere questa spinta per quegli artisti che oggi stanno lottando.
M – Abbiamo visto Dion e Lia uscire dalla band alcuni mesi fa. E’ tutto ok tra voi? Quali effetti avranno questi addii sugli A Place To Bury Strangers?
O – Non esattamente… ho scoperto che lasciavano la band tramite il loro avvocato. Credo che sia stato piuttosto disumano, ma credo anche che sia così che certe volte vanno le cose. Vorrei che fossimo ancora amici, ma le loro azioni nel corso dell’ultimo anno mi fanno pensare che non siano brave persone, quindi ci vorrà ancora un po’ di tempo per me per essergli di nuovo amico. Inizialmente ero piuttosto incazzato e ferito per l’intera situazione. Ora invece ho come la sensazione di essermi tolto un peso e ho scritto davvero molta più musica, che sta arrivando molto facilmente proprio perché ho tanti sentimenti ed emozioni su cui scrivere. Molto di ciò che ho scritto percorre sentieri bui, quindi il risultato sarà più forte, più intenso, più contorto, più puro.
M – Parlaci del futuro della band.

OO– Non sono ancora sicuro di molti aspetti, ma so per certo che andrà avanti. Nell’ultimo anno, nella mia rabbia e e nel mio dolore, ho scritto così tante canzoni che la mia mente è stata fisicamente alterata. Un altro pezzo si è rotto e sono una persona diversa ora. Proprio la scorsa sera sono entrato in una sorta di trance e ho suonato finché le mie dita non hanno iniziato a sanguinare. Scrivere e suonare così tanto ti spinge sempre un po’ oltre. Siamo sempre stati una band ai margini, abbiamo sempre avuto fame, tutto ha sempre seguito questa linea e il prossimo disco più che mai.

M – Il vostro è un sound molto riconoscibile, specialmente in studio. Parlaci di come lavori in studio, come gestisci quei volumi, quei feedback e quel noise.

O – Prendo tutte le forme e l’ispirazione possibile. Per questo prossimo lavoro ho scritto quante più canzoni possibile e al momento ne ho circa 50 che penso siano davvero buone. Non avevo l’obiettivo di scrivere un nuovo disco, volevo comporre quante più canzoni da portare alla band per quando ci saremmo riuniti per lavorare al sesto disco APTBS, ma questo non è mai accaduto. Questo disco richiederà ancora un po’ di tempo perché sto ancora scrivendo e assemblando una nuova band. Per quanto riguarda i volumi, i feedback e il noise, io amo il suono allo stato grezzo e quello è il mio ideale. A volte i più rari e stonati sono quelli che preferisco. La disintegrazione del suono.

M – Sei sulla scena ormai da più di 20 anni. Com’è cambiato il mondo della musica? Quali ostacoli hai trovato ai tuoi inizi di carriera? E cosa consigli ad una band che prova ad emergere oggi?

– La vita è una continua evoluzione, questo si sa. Di solito trovavamo concerti chiamando persone che al telefono erano fredde e distaccate, e invitando la gente per posta o via mail. Oggi non funziona più così, sai… l’era digitale… I cervelli sono fritti e tutti vogliono una soluzione rapida. La mia più grande difficoltà è stata il fatto che io pensavo che a nessuno sarebbe piaciuta la nostra band, perché troppe volte sono stato tirato giù dal palco, mi hanno lanciato bottiglie, e spegnevano l’impianto come se stessimo facendo qualcosa di illegale. Abbiamo sempre avuto la necessità di entrare velocemente, fare il nostro show e uscire prima che qualcuno si rendesse conto di cosa fosse successo. Adesso le persone sono molto più aperte e ascoltato molta musica, quindi bisogna fare altro per mantenere alta l’eccitazione. Se dovessi dare un consiglio ad una band emergente sarebbe di non preoccuparsi di emergere, ma di creare qualcosa per cui valga davvero la pena essere lì. Tutti cercano di dire “hey guardami”, poi li guardi e ti accorgi che non è poi così interessante. Fai in modo che le persone che vadano a un tuo spettacolo vedano qualcosa che non vedrebbero in nessun altro concerto. In una registrazione crea un suono che non puoi sentire altrove… e fallo dal vivo! Adoro il suono degli errori umani.

M – Cosa stai ascoltando in questo periodo?

O – Cass McCombs – Don’t Vote

M – Tre dischi fondamentali per la tua crescita musicale.

O – Jeff The Brotherhood – Heavy Days, Buck Gooter – The Spider’s Eyes, Dead Moon – In The Graveyard

M – Tre artisti con cui ti piacerebbe collaborare.

O – Panther Modern, Running, Public Psyche

M – Parlaci di Death By Audio, novità in arrivo?

O – Non si sa mai…


Commenti

Marco Calò

Click here to connect!