Score
ARTWORK
POTENZIALITA'
CONCEPT
L’ultimo frutto della formazione napoletana porta il suggestivo nome di The Moon is a Dry Bone, ed è il loro ottavo disco. Già da questo elemento siamo calati nell’atmosfera goticheggiante (emblematica la cover degli Anathema) che il gruppo magistralmente crea. E il mondo rappresentato è davvero obliquo ma, una volta tanto, non fa paura.
Etichettare questa ultima fatica è molto complesso, la band stessa definisce il suo stile come folk-gaze, cioè un misto tra neofolk e shoegaze. Ma non ci si ferma qui, troviamo molto prog e tratti psichedelici, e non sono rari i momenti in cui avana a gamba tesa la musica popolare folkloristica, il tutto suonato divinamente, con grande cura per i dettagli.
Quasi tutti i brani sono cantati, e lo sono magistralmente, visto l’innegabile spessore di tutti i musicisti coinvolti, che vede il suo perno nella figura di Riccardo Prencipe, mente e anima della band. I testi poi son sopraffini, degni del più alto cantautorato (molte volte mi è saltato in mente De André, ma ognuno può ritrovarvi le influenze che preferisce).
La carne sul fuoco è tanta, tantissima. Sembrerebbe impossibile bilanciare tutti gli elementi che risiedono nell’anima di questo complesso e monumentale disco, eppure è successo, e il risultato è mirabile non solo in ambito strettamente musicale, ma culturale a tutto tondo.
Tracklist:
1. Almost Blue
2. La strada
3. The Moon Is a Dry Bone
4. Le grandi anime
5. Le torri di Maddaloni
6. Il figlio dei vergini
7. La casa del ponte
8. Temporary Peace
9. Il terzo suono
10. Herculaneum
11. Almost Blue II