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Nuovo album di Piers Faccini: voce, chitarra, emozione e alcune domande sul nostro futuro.
Shapes of the Fall è il nuovo album del cantautore cinquantenne anglo-italiano Piers Faccini. Una narrazione intensa, ricca di richiami alla società e al tempo in cui viviamo, legata da un filo invisibile alle precedenti opere dell’artista. Un mix perfetto di world music e folk in un album a tratti spoglio ma raffinato.
La canzone di apertura, They Will Gather No Seed, presenta un’ossatura davvero scarna, ma non per questo non efficace: un arpeggio di chitarra, qualche nota di pianoforte, uno schiocco di dita e un tappeto di archi che cresce sul finale. La denuncia di Faccini è chiara: siamo arrivati al punto di non ritorno dal punto di vista ambientale. Il ritmo tribale della successiva Foghorn Calling conduce l’ascoltatore verso terre esotiche, e Dunya, con i suoi sentori arabeggianti si candida ad essere la tappa successiva del viaggio che Faccini ci sta facendo intraprendere.
Il pathos e l’emozione tornano invece protagonisti nella quarta traccia Together forever, ancora una volta costruita su uno sfondo di archi e intorno ad un arpeggio che mette in risalto la calda voce dell’anglo-italiano. Shape of the fall gioca sulla continua alternanza tra disperazione e speranza, e ad accendere quest’ultima tocca ad All Aboard che presenta due ospiti straordinari: Abdelkebir Merchane ed il grandissimo Ben Harper, con cui Faccini ha collaborato anche nel 2005 nell’album Tearing Sky. All Aboard è una narrazione del mito del diluvio. Il brano si stampa in testa grazie ad riff ipnotico e all’anafora “All aboard” che si ripete per tutto il brano.
Levante e Lay Low to Lie rappresentano due belle composizioni, anch’esse con melodie semplici ma che funzionano alla grande rimandando sempre al solito immaginario esotico, tipico dei lavori di Faccini. Merita una menzione particolare l’ottava traccia, The longest night: un chiaro omaggio al Nick Drake di Fives Leaves Left. Il modo di cantare quasi sussurrato e una tecnica chitarristica particolare e ricercata completano la somiglianza con il compianto cantautore britannico.
L’album prosegue spedito: la sensazione che Faccini fa provare all’ascoltatore è ancora quella di un viaggio. Si passa per l’Africa, con le percussioni di Firefly, si torna in Europa con il pop di Paradise, si viaggia verso la mitologia nordica con Remember Them fino a concludere in maniera ciclica riprendendo la struttura della canzone presente in apertura: The real way out, infatti, è un insieme chitarra, voce ed emozione.
Shapes of the Fall è un album complesso: non tanto negli arrangiamenti, i quali presentano pochi strumenti ma decisamente ben suonati; la complessità dell’album risiede nel far entrare un genere, come la world music, all’interno di un folk ricco di impegno sociale. Faccini si interroga sul presente e sul futuro del nostro pianeta: a volte perde le speranze, altre volte propone soluzioni. Sullo sfondo di questo dialogo interiore si sentono profumi di Spagna, di Arabia, di Marocco. Nel complesso, un’opera davvero rilevante, molto vicina alla discografia precedente dell’artista ma che trova nei temi trattati una rinnovata brillantezza.
Tracklist:
1. They Will Gather No Seed
2. Foghorn Calling
3. Dunya
4. Together Forever Everywhere
5. All Aboard
6. Levante
7. Lay Low To Lie
8. The Longest Night
9. Firefly
10. Paradise Fell
11. Remember Them
12. The Real Way Out
13.Epilogue
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