INTERVISTA a Gozzi e Severi

In occasione dell’uscita di Tonight Tonight: la malinconia infinita degli Smashing Pumpkins, ci siamo fatti raccontare dagli autori Andrea Gozzi e Arianna Severi la genesi del libro, pubblicato da Arcana Edizioni.

– Mellon Collie fu uno dei dischi più importanti degli anni ’90. Rispetto agli anni 80 (dark e decadenti) lo scenario era abbastanza cambiato. Che differenze trovate negli artisti di quel decennio e nella stessa società? Cosa hanno rappresentato per voi gli anni ’90?

Gli anni Novanta del rock furono una reazione al decennio precedente, basti guardare la classifica di Billboard del 1990 e quella del 1991, sembrano due epoche completamente diverse. NEVERMIND dei Nirvana fu una breccia: per molta musica che pulsava sotterranea e che non ambiva al mainstream si scoperchiò il futuro e molti arrivarono dritti in classifica.

L’alternative (e il grunge) divennero dal “sound di Seattle” al rock del mondo, per poi limitarsi ad una suggestione nostalgica, “il mercato mercifica il rifiuto del mercato” come sosteneva Luciano Berio, e così fu. Alcuni gruppi, come i Nirvana, sfidarono con ironia lo status quo, cercando di inceppare il meccanismo dall’interno ma sappiamo com’é andata a finire: “I fought the law and the law won” cantavano i Clash.

Billy Corgan aveva molto in comune con quella scena: era un “ultimo”, un “weirdo”, ma quella scena non lo riteneva membro di quel movimento e nemmeno lui si considerava tale. Corgan voleva far parte di quel “meccanismo” del mainstream e ci riuscì.

Gli anni Novanta in musica per me hanno rappresentato una promessa mancata, un bellissimo ricordo: avevo sette anni quando uscì NEVERMIND e dodici quando uscì MELLON COLLIE AND THE INFINITE SADNESS. Crescendo, guardando la scena musicale alternativa (anche in Italia) pensai che avrebbe potuto essere in quel modo per sempre, mi sbagliavo, ma a quell’età non lo potevo sapere.
(ANDREA GOZZI)

Ciò che ha detto Andrea in un certo senso conferma l’ideale che, a mia volta, non sono riuscita a ritrovare crescendo, sia all’interno del mondo della musica e che in quello dell’arte in senso lato. A costo di suonare eccessivamente pessimista, nel 2021 non sembra neanche più possibile scegliere se essere un figo o uno “slacker”, se seguire la corrente o andare in senso contrario: semplicemente, nel “tutti contro tutti” dell’autopromozione social, o esisti oppure no.

(ARIANNA SEVERI)

Certamente la musica di Billy Corgan è ricca di contaminazioni, una specie di crossover musicale, che mescola tanti stili diversi. Mellon Collie è considerato il disco più rappresentativo perché dentro ci troviamo di tutto, dal hard rock, al pop sognante, fino ad arrivare al rock psych/cosmico. Quale definizione ne dareste voi?

Per i Pumpkins utilizzerei i termini “alternative rock” e “dream pop”. MELLON COLLIE in particolar modo è un disco debordante, forse il più completo per i Pumpkins. È molto “anni Novanta” ma al tempo stesso suona come un futuro passato o come fuori dal tempo: le illustrazioni del booklet e il video di “Tonight, Tonight” vanno in questa direzione. Prima che uscisse l’album Corgan fu accusato di voler fare un album “retrò” (è un doppio album e simil-concept), lui rispose spingendo ancora di più sull’acceleratore della macchina del tempo, in avanti e indietro.
(ANDREA GOZZI)

Parafrasando ciò che disse Corgan stesso in un’intervista, a loro non interessava identificarsi all’interno di alcun genere se non quello della “buona musica”, e pare ci siano riusciti.

(ARIANNA SEVERI)

Oltre a Mellon Collie, quali altri album dei Pumpkins considerate importanti?

Fino a MACHINA/THE MACHINES OF GOD (2000) ogni album del gruppo ha un’identità ben definita. Tra i miei preferiti, per scrittura, testi, immaginario e sound proprio quest’ultimo per me è forse il secondo migliore, o il terzo. Purtroppo è un disco che non è andato molto bene – ci sarà a breve una riedizione con nuovi brani – ma secondo me è l’ultimo vero apice della band di Corgan dopo MELLON COLLIE. “Stand Inside Your Love”, “Everlasting Gaze”, “I of The Mourning” sono brani fantastici e tutto il disco è una metafora, tramite simboli, della storia della band. Ultimo ma non ultimo: il booklet è veramente ben curato, forse ancora più di MELLON COLLIE.
(ANDREA GOZZI)

Il fatto che ADORE (1998) sia stato così sottovalutato dal pubblico grida vendetta. Sono consapevole che si tratti di un’opinione impopolare, ma credo fermamente che in quest’album Corgan raggiunga il suo picco assoluto come lyricist, e che la malinconia elettronica che lo infesta dall’inizio alla fine senza mai stancare sappia benissimo come sopperire la mancanza di chitarre ruggenti.

Ascoltare (senza preconcetti) per credere.

(ARIANNA SEVERI)

– L’ultimo periodo degli Smashing Pumpkins ci mostra una ritrovata vena creativa. Cosa ne pensate?

CYR (2020), ancora più che il precedente, presenta delle canzoni molto più interessanti di quelle di quelle di venti anni a questa parte. Forse è un po’ troppo lungo ma gli arrangiamenti non sono per nulla datati, come succedeva invece per SHINY AND OH SO BRIGHT, VOL. 1/ LP: NO PAST. NO FUTURE. NO SUN (2018). Tutti i cinque brani di “In ashes” (la serie di cartoni animati dedicata a quelle canzoni) sono molto belli per musica, sound e testi, sulle quali svetta “The colour of love” che, non a caso, è la prima canzone dell’album.
(ANDREA GOZZI)

Anche io ho sono rimasta piacevolmente colpita da CYR. Purtroppo ad un primo ascolto è difficile mettere a fuoco le (tante!) belle canzoni al suo interno, proprio per la lunghezza esagerata dell’album che, a differenza di MELLON COLLIE, fa sentire la sua durata e tende un po’ a ripetersi. Dopo aver imparato a riconoscere l’identità dei singoli brani però sa farsi apprezzare e addirittura amare, complice lo splendido lavoro svolto con gli artwork, i videoclip ed il progetto di “In Ashes”.

(ARIANNA SEVERI)

Andrea Gozzi

– C’è un aneddoto misterioso che pochi conoscono, legato ad una chitarra Fender rubata a Corgan e poi ritrovata dopo 27 anni, una storia che ha dell’incredibile. Volete accennarci qualcosa?

Nel libro raccontiamo nel dettaglio tutta la storia. A Corgan fu rubato il suo strumento preferito, ma in realtà anche lui lo aveva “preso in prestito” ad un amico di Jimmy Chamberlin, batterista dei Pumpkins. In seguito lo cercò per molti anni, ritrovandolo poi in maniera rocambolesca, per caso. Di questa storia mi ha colpito l’ “inaccessibilità” di Corgan: la persona che lo voleva contattare per ridargli lo strumento fece i salti mortali per riuscire a scrivergli e accadde solo per una conoscenza in comune.

Arianna Severi

– I Pumpkins attuali sono solo una maschera di Corgan, oppure la band (che è quasi una reunion, escluso il bassista) crede davvero in un futuro discografico, verso una direzione synth-pop?

Gli Smashing Pumpkins sono il sogno di Billy Corgan, che del gruppo è leader, mente e braccio ma non avrebbe mai potuto realizzare niente di tutto quello che hanno realizzato da solo. Attualmente non avrebbe senso sciogliersi e riformarsi in continuo, non converrebbe a nessuno, è un po’ come “se i tuoi nonni decidessero di divorziare”, come disse Dave Grohl rispetto ad un possibile abbandono della sua band Foo Fighters. Il motore trainante è sempre Corgan, forse ancora più che prima, ma dal vivo ho sentito nel 2019 una band “ritrovata”, spero il meglio per il loro futuro e per noi che li ascolteremo.
(ANDREA GOZZI)

Corgan con le maschere ci ha sempre giocato (il personaggio di “Zero” ne è la prova) e questo non deve necessariamente essere un demerito, così come non lo è il fatto che i Pumpkins abbiano bene o male sempre funzionato come una “sua” creatura.

Il recente annuncio di un sequel per MELLON COLLIE e MACHINA pone l’asticella delle aspettative ad altezze vertiginose, e, a prescindere dalla direzione stilistica che sceglieranno per questo progetto, sarà sicuramente una sfida interessante per un gruppo che, d’altronde, ha sempre mirato dritto alla luna.

(ARIANNA SEVERI)


Commenti

Gianni Vittorio

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*

Click here to connect!