BILLY GIBBONS: Hardware

di Massimo Comi Hardware è  il nuovo lavoro solista del leggendario Billy Gibbons, e già dal titolo se ne può intuire l'essenza di disco duro, ruvido, polveroso come le dune del deserto tra le quali è stato registrato. Sulla sua copertina campeggia la celebre fuoriserie utilizzata dagli ZZ Top nei video dei loro successi più importanti, come se la sua cifra stilistica si rifacesse a quell'esperienza. Punto fermo del disco è la voce graffiante e polverosa del suo protagonista che riesce a fondere sfumature rock, blues e country. Già dal primo pezzo My Lucky Card, si intuisce il messaggio dell'album,…

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di Massimo Comi

Hardware è  il nuovo lavoro solista del leggendario Billy Gibbons, e già dal titolo se ne può intuire l’essenza di disco duro, ruvido, polveroso come le dune del deserto tra le quali è stato registrato.

Sulla sua copertina campeggia la celebre fuoriserie utilizzata dagli ZZ Top nei video dei loro successi più importanti, come se la sua cifra stilistica si rifacesse a quell’esperienza.

Punto fermo del disco è la voce graffiante e polverosa del suo protagonista che riesce a fondere sfumature rock, blues e country.

Già dal primo pezzo My Lucky Card, si intuisce il messaggio dell’album, veicolato da una base ritmica essenziale ma sostanziale, ed una chitarra prepotentemente amplificata, che esegue un riff molto accattivante, non trascurando splendidi assoli.

Il brano successivo aumenta il “voltaggio” del disco, con un ritmo più serrato e aggressivo e una base di batteria che aumenta i propri giri, rendendolo estremamente rock and roll. Anche qui il soggetto principale della canzone è una donna, estremamente “calda”, bollente, capace di sprigionare rovente sensualità, con la quale è facile scottarsi. Anche in questo caso non mancano alcuni magistrali assoli di chitarra.

Il disco prosegue poi con More-more-more, che si apre con uno squillo prepotente di chitarra e prosegue con un riff piuttosto pesante, sostanzioso, perfetto accompagnamento alla voce di Gibbons, più potente, più marcata, più “strutturata”, che sfrutta al massimo l’impatto sull’ascoltatore, il quale resta stregato e ammaliato.

La canzone successiva, se possibile, aumenta ancora di più il ritmo e la velocità, con una chitarra ritmica dal sound molto particolare, su cui Billy esegue i propri ricami con abilità e tempistiche perfette, mostrando di divertirsi molto.

Dopo tanto movimento, arriva la prima ballata: non si può resistere al richiamo delle dolci note della chitarra di Billy Gibbons, che per una volta manifesta sentimenti malinconici; lui dice in questo caso di comportarsi come un uomo vagabondo. Toccante è la parte finale della canzone, in cui l’artista lascia trasparire tutta la sua dedizione.

Abbiamo poi Spanish Fly, che mostra da subito una ritmica particolare, soprattutto lato percussioni, sulla cui linea la chitarra interviene solo con alcuni accenni, rendendo intrigante il pezzo, spingendo l’ascoltatore a rilassarsi e a godersi quanto la canzone gli propone. Il ritornello dice che prima è necessario cadere per poi risalire e raggiungere altezze quasi inaspettate.

Il brano successivo parte con un’intro parlata, per poi distendersi in tutta la sua ampiezza: ascoltandolo, ho pensato subito che questa canzone potrebbe rappresentare una perfetta colonna sonora per una pellicola di Tarantino, con quegli accordi arpeggiati in maggiore che creano una situazione di attesa e di aspettativa. Il protagonista del brano si autodefinisce come “un drogato della West Coast proveniente da una città del Texas” e, mentre viaggia in macchina, pensa alla sua ragazza, che deve dargli un’aggiustata, perché non c’è nessuno come lei, che possiede dei trucchi speciali e che è bella e fine, ma anche dura come una tonnellata di mattoni: questo mix di caratteristiche la rende unica.

Abbiamo poi un brano cantato e suonato in collaborazione con le Larkin Poe, che fanno da coriste: questo duo femminile ci è piaciuto da subito per le sonorità che riesce a esprimere, soprattutto il suono della chitarra slide di una delle due ragazze. La canzone è molto coinvolgente, serrata e piuttosto invitante e il contrasto che si viene a creare tra le due vocalità è molto ben riuscito.

I Was A Highway  è secondo noi un brano suonato in perfetto stile ZZ Top, con le sonorità che caratterizzano il gruppo, molto definite, limpide e pulite: il suono delle chitarre qui si distingue perfettamente dal resto, con un accompagnamento di batteria che crea un connubio perfetto per l’ascoltatore. La voce di Billy qui si fa a tratti più urlata, pur senza mai dare l’impressione di sforzarsi nel raggiungere certe altezze, con naturalezza.

Anche la traccia successiva offre la stessa impressione, con un sound di chitarra particolare, un po’ meno pesante, ma più definito. C’è un riff che possiamo considerare come il principale, che si ripete più volte all’interno del brano, come se Gibbons volesse ribadire il concetto. Il titolo della canzone sembra quasi un urlo di guerra, oppure un acronimo, per significare una frase più complessa: di questo brano colpisce la voce di Billy, che si mostra dura, aggressiva, piena di mordente, quasi arrabbiata.

Hey Baby, Que Paso sembrerebbe la tipica canzone che Bruce Springsteen canta per far divertire la folla ai suoi concerti, con spensieratezza e dinamismo.

Risulta evidente il contrasto fra i temi “leggeri” della canzone e la voce di Gibbons, che resta graffiante, dura e non si ammorbidisce: sembra proprio un marchio di fabbrica di Gibbons. La canzone è decisamente ballabile, coinvolgente, ed è in qualche modo anche divertente, sia da ascoltare che da suonare. Si percepisce la presenza di altri strumenti in questo brano, cioè le tastiere e l’armonica a bocca, e questo conferma il leggero cambio di rotta operato dall’autore con questa canzone. 

Il disco si conclude con un brano dai toni quasi western, che sembra evocare la scena di un duello all’ultimo sangue in una polverosa cittadina del West. La batteria e la chitarra sono estremamente delicate, e la voce di Billy sembra sussurrare le parole del testo. Abbiamo in seguito un ispessimento delle linee melodiche, presente nella parte centrale della canzone, che poi si va lentamente smorzando e affievolendo verso la fine. Il titolo è indicativo delle origini del disco, che pare essere stato registrato in mezzo al deserto, con tutto quello che ne deriva.

Alla fine, ci resta un grande disco, che mischia con efficacia diversi generi, con grande credibilità e autenticità. Dal rock and roll al il blues, al country: l’album è caratterizzato da canzoni relativamente brevi, ma che vanno dritte al punto, colpendo da subito l’orecchio, il cuore e l’animo dell’ascoltatore, cosa rara nel rock di questi tempi.      

Track list:

“My Lucky Card”
“She’s On Fire”
“More-More-More”
“Shuffle, Step & Slide”
“Vagabond Man”
“Spanish Fly”
“West Coast Junkie”
“Stackin’ Bones” (featuring Larkin Poe)
“I Was A Highway”
“S-G-L-M-B-B-R”
“Hey Baby, Que Paso”
“Desert High”


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Paolo Guidone

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