TRIDENT FEST@The Factory (testo Alessandro Masetto/foto Rose Profeta)

CRYING STEEL+TARCHON FIST+DANGER ZONE

The Factory – S.Martino B.A. (Verona)

Venerdì 3 Settembre 2021

Bologna Metal- chiama Verona Metal! E’ quanto mai indicato e perfettamente calzante questo slogan al cospetto di quello che il The Factory di Verona è riuscito ad organizzare in questa calda serata estiva di inizio settembre, ovvero un festival Metal di chiara matrice Old School ottantiana, rappresentato per l’occasione speciale da tre storiche bands bolognesi di grande caratura e di consolidata importanza anche a livello nazionale. Sul palco scaligero del Factory, si esibiranno in rapida successione e con questo ordine; CRYING STEEL, TARCHON FIST e DANGER ZONE!

Le persistenti normative sanitarie pandemiche( ancora purtroppo in atto a causa del Covid/19), hanno sicuramente tenuto lontano qualche spettatore, che erroneamente, piuttosto che vaccinarsi (o tamponarsi ) e munirsi di Green Pass come da legge negli spettacoli che si svolgono da seduti al chiuso, ha preferito disertare e rinunciare a questo evento eccezionale, che in termine di presenze avrebbe meritato almeno il doppio di partecipanti. Fortunatamente , a fronte di ciò, c’è chi con grande sorpresa personale e degli artisti stessi, ha pensato di mettersi in regola e sciropparsi da solo ben 350 km, dimostrando cosa voglia dire supportare la scena coi fatti e non a sterili polemiche nascosti dietro la tastiera di un pc sul divano di casa!

Dicevamo quindi.. un grande evento di metallo, che grazie alla professionalità delle bands e alla collaborazione del locale, ha avuto un epilogo memorabile, dove tutti si sono distinti e adoperati al meglio per la riuscita del Trident Fest!

CRYING STEELE

Tocca ai veterani Crying Steele (classe 1981), il compito di aprire questo Trident Fest dedicato alle Metal bands bolognesi, e non certo per demeriti o particolari ragioni, ma solo per frutto di una semplice e pura casualità. Questo tipo di spettacolo infatti, oltre che a Verona, verrà proposto anche altrove, e con continui cambi di scaletta nel bill, a rotazione continua; quindi, capiterà che i Crying Steel ,oggi inseriti come gruppo apripista, possano essere gli Headlinear al posto dei Danger Zone o dei Tarchon Fist nella prossima data , e viceversa, senza un ordine gerarchico prestabilito. Sono le 21:30 spaccate (e relativamente presto se consideriamo il giorno lavorativo infrasettimanale), quando puntualmente partono le note di “Hammerfall “, estratto dell’ultimo studio album “Stay Stell”, che nonostante il lockdawn forzato di oltre un anno di stop dai palchi, non ha certo arrugginito il metallo dei Crying Steel e nemmeno tolto loro un briciolo di intensità e rabbia! Appaiono tutti in forma smagliante e volenterosi di fare bella figura, dove senza nulla togliere a nessuno, il vocalist Mirko Bacchilega, sempre più sul pezzo e convinto dei propri mezzi, mette in riga tutti, sfoderando una prestazione da vero rocker di razza, dimostrandosi non solo bravo da un punto di vista strettamente vocale, ma anche disinvolto, sciolto e padrone della scena. Quello che stupisce del ragazzo (in particolare), è questa versatilità di riuscire ad adattare la sua timbrica vocale a tutti i brani dei Crying Steel, dove dietro al microfono ci sono stati negli anni parecchi cambi (live e studio), con un compito quindi di notevole difficoltà, e che non riesce congeniale certo a tutti. Naturalmente, i Crying Steele non sono solo Mirko, ma anche e soprattutto Angelo Franchini (fondatore storico e compositore ) al basso, i talentuosi Franco Nipoti e JJ Frati alle chitarre e Luca Ferri alla batteria, che sinergicamente creano questa compattezza e solidità, tipico marchio di fabbrica della band! “The Killer Inside “ ancora da “Stay Steel” prosegue il martellamento metallico, prima del trittico “Let It Down”, “Raptor”, “Next Time Don’t lie”, tutti estratti del loro capolavoro massimo (a mio parere personale) “The Steel Is Back”, e dal quale in scaletta e’ stata imperdonabilmente esclusa “Defender”, uno dei cavalli dei battaglia dei Crying Steel! C’è tempo anche per un nuovo brano in anteprima (che andrà probabilmente inserito nel nuovo album), intitolato “Hell Is Not A Bad Place”, apparso bello tirato e tosto, seguito da “Rockin Train” ( unico pezzo da “ Time Stand Steel”). In chiusura, ci vengono sparate a distanza ravvicinata due bombe storiche; “Running Like A Wolf” (dal primo omonimo EP dell’85) e “Thunderdog”da “On The Prowl”. I Crying Steel sono sinonimo di garanzia e qualità, e anche oggi non hanno fatto sconti, ne’ prigionieri… hanno semplicemente ribadito cosa voglia dire suonare HEAVY METAL con gli attributi!

TARCHON FIST

La parola, o meglio, lo scettro passa ora in mano ai colleghi concittadini Tarchon Fist, che avranno il non semplice compito di competere con quanto fatto in precedenza dai Crying Steel. Premetto subito che prima di questo evento conoscevo questa band solo di nome e di fama, non avendola mai seguita e avendo ascoltato pochissimi pezzi in rete. E quindi questa è stata anche la prima occasione per ammirarli live e devo dire che mi hanno piacevolmente sorpreso. La ricetta e’ sempre la stessa; Heavy Metal classico, ma rivisto in una chiave molto personale e particolare, a tratti quasi concettuale, tant’è’ che il titolo dell’ultimo loro studio album, si intitola per l’appunto “Apocalypse “, ed e’ stato recensito come un concept album. Peraltro, i Tarchon Fist, vantano partecipazioni a prestigiosi festival internazionali, quale il Wacken Open Air nel 2018. La band, fondata nel 2005 per volontà del chitarrista (ex RAIN) Luciano “Lucio” Tattini , contano nella loro discografia ben sei studio album (e un paio di EP), e nonostante i molti cambi di formazione dubiti nel tempo, hanno sempre trovato il bandolo della matassa e proseguito dritti per la loro strada. Certamente uno dei loro punti di forza sta nell’immagine, cosa messa piacevolmete in evidenza stasera. Non può certo passare innoservato lo stiloso , gigantesco e muscoloso bassista (e corista), Marco Pazzini, che con il suo cappello da cowboy di pelle, e la sua lunga barba grigia, incita mediante la potente e cavernosa voce i fans a cantare e ad accompagnare le bordate metalliche della band . Luciano Tattini, navigato ed esperto chitarrista, in accoppiata con Sergio Rizzo si distinguono non poco, creando un muro sonoro dove si erge l’ugola di Marco Ramondo, davvero dirompente e strutturata. Lauretani non è certo un terzo incomodo alla batteria, e pesta i muti e i piatti con grande irriverenza e senza fare sconti. In una scaletta ridotta per motivi di tempistica, ( dieci brani complessivi), tra le altre di sono distinte “Eyes Of Wolf”, “Play It Loud”,” e Titan Of The Forest”. Davvero una piacevole scoperta i Tarchon Fist, che spero di aver presto occasione di approfondire e rivedere, magari con una maggior conoscenza dei brani.

DANGER ZONE

Tocca ai Danger Zone il compito di chiudere questo Trident Fest, e con tutti i meriti del caso direi. Rispetto a quanto sentito finora, si cambiano decisamente sonorità; dal metal “duro e puro”, si passa ora ad un Hard’N’Heavy sempre a forti tinte vintage, ma con uno spiccato gusto per la melodia e andamenti più soft. Attenzione, questo non vuol dire che i Danger Zone siano un gruppo “molle” o poco energico, ma sicuramente spiccano e si prediligono in loro altre qualità rispetto agli illustri colleghi bolognesi. La band di Roberto Priori è una macchina perfetta, consolidata ed impeccabile, che non ammette e conosce errori, riuscendo anche in questa occasione speciale, essere la solita band convincente . La forza dei Danger Zone e’ sicuramente inquadrabile nel carisma del talentuoso Giacomo “GiGa” Gigantelli, un fuoriclasse di razza pura, che nulla ha da invidiare a qualsiasi professionista nel genere metal melodico , attuale e del passato. Padrone incontrastato del palco GiGa, canta, anzi, incanta i presenti, grazie anche alle tessiture melodiche strumentali impartite dal duo Priori-Faggiolino alle chitarre e da Pier Mazzini alle tastiere. Vigoroso il lavoro svolto in chiave ritmica da Matteo Minghetti al basso e Paolo Palmieri alla batteria. La scaletta di stasera pesca un po’ da tutti i gli album, presenti e passati, trascurando solo il primo album “Line On Fire”. Si parte forte con “Turn It Up/Crazy” da “Closer To Heaven” in rapida sequenza, per poi tornare immediatamente al presente con l’affascinate “Demon Or Saint”. Del mio album preferito dei Danger Zone “Undying”, verranno proposte(purtroppo), solo la title-track e “Half A Chance”, tra i maggiori apici compositivi dei Danger Zone! Macinano riff e melodia che e’ un piacere i ragazzi, divertendosi e noi con loro, così che i pezzi scorrono via veloci e in scioltezza, quasi quanto i fiumi di birra al bar del Factory!“I’m All In” e “Go!”sono sempre emozionanti e , così come la toccante e sensuale “Faster Than Love”. Con “T’night” sono solo tanti brividi lungo la schiena, e lacrime di gioia per un concerto che sta volgendo al termine … Ma, fortunatamente, c’è ancora tempo per un ultima chicca, ed eccoci sparata in faccia “Breakway” , sempre estrapolata dal nuovo “Don’t Count On Heroes”, che chiude di fatto il sipario del Trident Fest, sperando che sia stato solo un breve arrivederci a presto.. Di bands come i Crying Steele, i Tarchon Fist e i Danger Zone se ne sente sempre il bisogno e la mancanza! Lunga vita al Metallo Italiano!


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Rita Rose Profeta

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