Il Sónar 2022 è tornato quello che era (Report live di Mauro Tomelli)

di Mauro Tomelli

Non chiamiamolo festival di musica elettronica perché non lo è più e forse non lo è mai stato. Il Sónar è semplicemente il Sónar. Un brand che da anni nel bene e nel male, fa parte integrante della città di Barcellona. Il Sónar rappresenta Barcellona come lo fanno il Parque Guell, la Casa Battló o il Barca. Non male per un evento nato nel 1994 sotto il nome di Festival of Advanced Music and Multimedia Art e che ogni anno offre un concentrato della musica elettronica su tutte le sue sfaccettature da quelle più sperimentali a quella più dance senza tralasciare i grossi nomi che portano fino 10,000 paganti solo per vedere un’artista in particolare.

C’era molta curiosità per questa edizione; perché era di fatto la prima post pandemia e forse era anche accompagnata da qualche timore di troppo. Ma se tali timori ci sono mai stati sarebbero stati comunque sfatati del tutto dai numeri che sono rimansti in linea con quelli delle edizioni precendenti. Il Sónar 2022 ha riunito più di 122.000 partecipanti provenienti da 122 paesi e possiamo tranquillamente dire che la 29a edizione ha confermato lo ha come uno degli eventi musicali più in importanti in circolazione. Ma aggiungiamo anche che il notturno è andato sempre sold out con almeno 20 mila persone a sera mentre la parte diurna, quella più rilassata e meno appetibile per i più festaioli ha girato intorno alle 15mila presenze al giorno. A conti fatti un bel successo. Ci sono stati 117 spettacoli suddivisi su 12 palchi ma anche più di 60 incontri, performance e dibattiti che si sono svolti al Sonar+D, l’area dedicata a tecnologia e creatività.

Uncompressed

La formula è rimasta quella tradizionale: il Sónar by Day al centro congressi Fira Montjuïc mentre il Sónar by Night al centro conferenze Fira Gran Via. Al By Day abbiamo visto dall’a Nuova Zelanda Lady Shaka che bazzica ormai da anni i palchi diurni e che, con i sui dj set scatenati, rappresenta in chiave moderna il suo essere afro-pasifika. LSDXOXO, reduce di Dedicated 2 Disrespect su XL Recordings, si è esibito in una Sonar Hall gremita. Tantissima gente anche a seguire Niño de Elche, ovvero Paco Contreras, figura di spicco del flamenco contemporaneo nonché poeta, accompagnato dall’elettronica di Ylia e dalla Banda «La Valenciana». Altra grande protagonista sui piatti è stata Jamz Supernova direttamente dagli studi di BBC 6 che sotto la calura del pomeriggio del venerdì ha fatto ballare i già numerosi presenti a suon di musica afro e hip pop. Novità per il diurno è stata la partnership con Patreon, la piattaforma digitale fondata nel 2013 dal musicista Jack Conte, che ha pratrocinato tutti i talk e gli incontri del festival mettendo in piedi, tra le tantissime cose, la jamming session di Uncompressed, il trio inedito composto da Hainbach, Look Mom No Computer e Cuckoo. Una performance elettronica in cui i tre musicisti hanno presentato in anteprima un nuovo tipo di spettacolo dal vivo in cui dopo il concerto è seguita una discussione con il pubblico, fornendo approfondimenti sui loro processi creativi durante l’esibizione. Quello che è mancato un po’ a questa edizione diurna è stato il lato sperimentale che è sempre stato una delle caratteristiche principali del Sónar by Day. Forse il “ridimensionamento” di quest’anno è parte in causa dalla mancanta partecipazione (e della sparizione) della Red Bull Music Academy che nelle edizioni passate gestiva il palco del Sónar Dome e che ha portato per anni tanta musica elettronica di nicchia e tanto jazz e hip pop underground. Forse c’entra – come detto prima – il timore di un flop di presenze da parte dei promoters e quindi la necessità di non portare gentre troppo costosa. Ciò non toglie che andare al diurno garantisce sempre molta visibilità per chi ci partecipa. E gli italiani? Poca roba ma i Nu Genea, il duo napoletano formato da Massimo Di Lena e Lucio Aquilina tornati a maggio con il nuovo Bar Mediterraneo, sono piaciuti veramente molto nella serata di sabato. Tanta gente a vederli e a ballare al ritmo del loro afrobeat mediterraneo.

LSDXOXO

E poi è stata la volta del festival notturno. I nomi di cartello erano tre: Moderat, Bonobo e Chemical Brothers oltre a fuoriclasse techno da pubblico garantito come Richie Hawtin, Charlotte de Witte e Eric Prydz. Ma dei tre big chi ha vinto a mani basse sono stati i Chemical. Sabato sera abbiamo assistito a uno spettacolo grandioso, unico, prodotto insieme agli artisti visivi Adam Smith e Marcus Lyall. Un concerto che ha emozionato e coinvolto ma anche spiazzato visto che ci aspetteva un’abbondanza di pezzi da No Geography, l’ultimo disco uscito nel 2019 e mai presentato dal vivo. Invece no; che emozione andare indietro a più di vent’anni fa con Dig your own hole o Setting Sun e chiudere il tutto con Galvanise. Temi scolpiti nella memoria collettiva della gente presente nell’arena stracolma del SonarClub e accompagnati dal visual degli artisti che non hanno fatto che arricchire e dare ancora più energia all’evento. Molto simile è stata anche la performance dei Moderat il venerdì che tornavano sui palchi dopo quattro anni di assenza e accompagnati nei visual dal lavoro del PFA Studios. Diamo che è stato un buon antipasto prima della tavolata a più stelle Michelin dei Chemicals. Ottimi e stra coinvolgenti anche i dj set di Joy Orbison e Batu che hanno poi accompagnato la nottata e la chiusura all’alba della domenica con Bless Madonna

The Chemical Brothers

Ora restiamo in attesa – pandemia e altri disastri dei nostri tempi permettendo – della prossima primavera con il trentennale del festival. Intanto però godiamoci i ricordi di questa edizione. Il Sónar è tonato e ci era mancato veramente tanto.


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Mauro Tomelli

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