Opeth @Teatro degli Arcimboldi, Milano (live report di Giovanni Cionci)

Finalmente giunge il momento dell’attesissimo ritorno: dopo molteplici rinvii dovuti alla pandemia, i giganti del progressive metal svedese Opeth toccano la nostra penisola con due date del tour inizialmente previsto per l’uscita di “In Cauda Venenum” del 2019 (se avete perso la nostra recensione dell’album, potete trovarla QUI). Noi di Relics abbiamo assistito al live milanese del 27 Settembre, tenutosi presso il Teatro degli Arcimboldi,

The Vintage Caravan
L’onore di aprire la serata è affidato ai The Vintage Caravan, power trio islandese composto da Óskar Logi Ágústsson (chitarra e voce), Alexander Örn Númason (basso) e Stefán Ari Stefánsson (batteria). Nomen omen: i riff taglienti della chitarra di Ágústsson, le progressioni del basso di Númason e le ritmiche di Stefánsson, tutto è un vero e proprio viaggio nei 70’s. Nulla di innovativo, ma l’innovazione non è certamente ciò che si prefiggono i tre musicisti..i brani sono un vero inno al sound degli anni che hanno scolpito la storia del rock…e bastano pochi minuti per far sì che tutto l’Arcimboldi salga a bordo del Caravan, riempiendone il serbatoio di applausi. Bravi!

Opeth
Il gustoso antipasto vintage termina, e scocca l’ora più attesa. Le luci si spengono e sale sul palco Mikael Åkerfeldt, anima, voce, cuore e memoria storica della band, accompagnato dai suoi sodali di lungo corso Martin Mendez (basso), Fredrik Åkesson (chitarra), Joakim Svalberg (tastiere) e dal nuovo innesto Waltteri Väyrynen alla batteria, fresco di uscita dai Paradise Lost.
L’apertura è affidata al riff incalzante di Demon of the Fall (direttamente dal terzo album della band My Arms, Your Hearse del 1998)..e subito il growl potente e preciso di Åkerfeldt, unitamente alla matematica precisione ritmica di tutta la band, costantemente impegnata nel destreggiarsi in una selva di tempi dispari, rendono chiaro a tutti che gli Opeth hanno davvero voglia di suonare, dopo aver atteso a lungo questo tour…la band è in forma, e lo spettacolo sarà di altissimo livello.
La setlist è davvero interessante: 11 brani proposti, tratti da 9 dei 13 album in studio pubblicati…e tutti eseguiti con una chirurgica e micidiale precisione. Åkerfeldt scherza molto con i fan tra un brano e l’altro, mostrandosi a suo agio nonostante l’insolita situazione “teatrale”, che vede gli spettatori costretti a fare headbanging su comode poltroncine imbottite, al posto di ammassarsi sottopalco, come di consueto. Decisamente un bellissimo excursus storico per tutti i fan, pur essendo tanti i classici attesi e non eseguiti. Ovviamente non può mancare Hjärtat Vet Vad Handen Gör a rappresentanza di In Cauda Venenum, seguito a ruota dal brano scelto per rappresentare Watershed. Åkerfeldt lo annuncia premettendo che è giunto il momento dell'”ultimo” brano… ma sarà davvero l’ultimo? Il pubblico accetta la sfida, e quando, dopo la bellissima The Lotus Eater, le luci si spengono e la band lascia il palco, gli spettatori non restano certo in silenzio: applausi scroscianti, fischi, urla, cori…e gli svedesi, appagati, non possono far altro che tornare indietro con Sorceress. Ma non è finita: Åkerfeldt chiede ai presenti cosa vogliano ascoltare.. e subito salta fuori una dozzina di richieste. Il sornione svedese allora attiva il piezo della sua PRS e comincia a snocciolare una serie di assaggini che ingolosiscono il pubblico ancora di più.. Benighted, Face of Melinda, Windowpane, Harvest…e sono solo alcune delle esche lanciate agli spettatori..che abboccano a tutte, per poi restare ogni volta spiazzati quando il brano di turno, puntualmente, viene interrotto all’improvviso dopo una manciata di battute. Risa e applausi, diversi “nooo” di delusione…ma tutti sono concordi nell’esultare quando la band sforna quello che sarà davvero l’ultimo brano, l’immancabile Deliverance.
Ancora una volta gli alfieri del progressive metal lasciano il segno, e mentre le luci si riaccendono e il pubblico inizia a lasciare il teatro alla spicciolata, non possiamo che desiderare di non dover aspettare a lungo prima di assistere al loro prossimo tour.

Vi lasciamo alla gallery fotografica del nostro Giovanni “GianRock” Cionci.


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