TAMINO: Sahar

di Guido Maria Grillo A quattro anni di distanza dall'album d'esordio, quell'Amir che incantò un pubblico colto di sorpresa dalla sua inusuale magia, torna Tamino, songwriter classe 1996, di madre belga e padre egiziano. Nel 2018, pubblicò quel disco pochi giorni prima di compiere 22 anni e fu chiaro quanta maturità artistica ed originalità esprimesse quel talento. Il suo sound elettro-acustico, costruito intorno ad armonie suadenti su cui si sviluppano melodie in grado di rapire l'ascoltatore con improvvisi picchi di melismi arabeggianti, si presentò come abbagliante. Ora pubblica il seguito, Sahar, che rincara la dose, non cedendo ad alcun…

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di Guido Maria Grillo

A quattro anni di distanza dall’album d’esordio, quell’Amir che incantò un pubblico colto di sorpresa dalla sua inusuale magia, torna Tamino, songwriter classe 1996, di madre belga e padre egiziano.

Nel 2018, pubblicò quel disco pochi giorni prima di compiere 22 anni e fu chiaro quanta maturità artistica ed originalità esprimesse quel talento.

Il suo sound elettro-acustico, costruito intorno ad armonie suadenti su cui si sviluppano melodie in grado di rapire l’ascoltatore con improvvisi picchi di melismi arabeggianti, si presentò come abbagliante.

Ora pubblica il seguito, Sahar, che rincara la dose, non cedendo ad alcun tipo di compromesso commerciale. Chiarisce gli intenti sin dall’apertura, la formula vincente non cambia, anzi, affonda le radici e si erge, sprigionando ispirazione e Bellezza.

E’ un disco di una intimità struggente ed avvolgente, carico di pathos ed eleganza soppesata. Privo di fronzoli ed effetti speciali, eppure ricco.

Canzoni scritte in un appartamento di Anversa, con in testa il Medio Oriente, le armonie del Mediterraneo, la sabbia del deserto, in cui fa capolino l’Oud, strumento che Tamino ha imparato a suonare grazie ad un maestro siriano, rifugiatosi in Belgio.

Collabora al disco Colin Greenwood dei Radiohead, già impegnato in parte del precedente album ed in molti concerti dal vivo.

Non serve elencare la tracklist, canzone per canzone, l’elegante minimalismo di The longing, le suggestive melodie arabe di A drop of blood o l’ipnotico fascino del duetto di Tamino e Angéle, in Sunflower, perchè l’opera vive del suo corpo unico, della omogeneità del suono e delle sue nobili intenzioni.

Un disco fuori dal tempo, eppure assolutamente necessario oggi, per riappropriarci della parte più emotiva e spirituale che ci appartiene per natura e che, troppo spesso, sacrifichiamo.


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Paolo Guidone

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