Le Guess who? 2022: Ricomincia la festa

Bentornati a Utrecht, bentornato al Le Guess Who?. Finalmente il festival come ce l’ho ricordavamo. Senza le vicissitudini subite causa pandemia della scorsa edizione. Un’edizione questa che purtroppo si è presentata con la triste defezione (già annunciata ad agosto) del Low per la malattia di Mimi Parker che purtroppo è scomparsa lo scorso 5 novembre.

É stato il solito bellissimo viaggio musicale di quattro giorni – quest’anno dal 10 al 13 novembre – alla sua quindicesima edizione. Un viaggio tra jazz, afro music, rock sperimentale ed elettronica. Un’assortimento di generi che è rivelato il solito trionfo di suoni, a cominciare con il chitarrista di Chicago Jeff Parker e i Mourning [a] BLKstar. Il primo ha un suo modo di suonare che segue una tradizione di chitarristi che vanno da Wes Montgomery a Bill Frisell, una performance in crescente, che lentamente ha preso vita nell’affollata Janskerk, una delle due chiese (l’altra è la Jacobikerk) che ospita l’LGW. Il riverbero della chiesa ha reso l’atmosfera molto suggestiva e l’apice della performance è stato quando Parker ha regalato al pubblico la sua versione di “Super Rich Kids” di Frank Ocean. Poi è stato la volta dell’incomparabile collettivo americano Mourning [a] BLKstar nella Pandora, una delle sale più grandi del TivoliVredenburg. Impressionanti, un concerto che solo musicisti eccellenti come loro posso offrire. Una compostezza ed entusiasmo contagiosa. C’era forse un po’ di scetticismo per il loro live, questo dovuto agli arrangiamenti presenti nei loro album e la paura di sentire un suono dal vivo molto diverso era plausibile. Ma niente di tutto ciò è accaduto. Il sound della band di Cleveland si è rivelato corposo e ricco anche quando ha virato verso livelli sperimentali.

Idris Ackamoor & The Pyramid

I Notwist sono stati un bel tuffo nostalgico nella fine degli anni Novanta. Non li vedevo dal lontanissimo ’98, i primi anni della band e certamente il loro periodo più luminoso. Coinvolge ancora il loro Kraut(post)rock suonato con il cuore e anima. Una indie band del passato i cui momenti più emotivi sono stati proprio lo spolvero dei pezzi più vecchi. Ma francamente trovo una band come quella tedesca un po’ attempata e fuori tempo per un festival come Le Guess Who? che ha da sempre un’imprinting afro-sperimentale. La serata è stata chiusa da una delle band più curiose è pittoresche nel programma di quest’anno il Fulu Miziki Kolektiv da Kinsasha, Repubblica del Congo che sembrano usciti direttamente da un tokusatsu, i telefilm nipponici d’azione giapponesi diventati famosi anche in Italia con Ultraman o Megaloman. Poche band al mondo rappresentano l’Afrofuturismo come loro e in giro troverete pochissima musica così vicino al concetto di punk inteso come do by yourself . Loro, che creano i loro strumenti da pezzi presi dalla spazzatura.

Samo Kutin dei Širom a metà della loro esibizione è caduto lentamente in ginocchio. Ha preso un contenitore, una ciotola di alluminio pieno di quelle che sembrano lenticchie rosse e ha cominciato a versarle su un piatto più piccolo. Poi ne ha afferrato una manciata e li ha gettati violentemente a destra e a sinistra in modo da colpire un certo numero di tamburi e microfoni che lo circondano, creando uno strano suono ondulatorio. Poi quasi con rabbia li ha gettati sulla folla. Quelli come me in prima fila ne hanno preso una bella quantità direttamente in faccia. Nel mentre Kutin ha preso il suo tamburo e con i suoi due compagni, Ana Kravanja e Iztok Koren, ha iniziato la loro musica ipnotica. Dopo il concerto della band slovena – che quest’anno hanno rilasciato quello che per me se non è il disco dell’anno certo rientra tra i primi cinque come è di fatto The Liquified Throne Of Simplicity – la giornata del venerdì poteva anche terminare in quel momento. Ma invece c’era ancora tanto da vedere soprattutto nei due locali storici del festival, l’Ekko e il De Helling, dove sarebbe andato in scena un trittico mica male di band belle rumorose come Smote, Trees Speak e OCH. E alla fine la scelta è stata quella di andare a sentire il rap dei clipping.

clipping

Vedere tutto quello che offre il festival è pressoché impossibile anche perché quasi sempre i concerti si vanno a sovrapporre e quindi è inevitabile fare delle scelte. Partire con un piano prestabilito può essere la soluzione migliore; si può decidere di seguire i concerti jazz, oppure l’elettronica e la sperimentazione, oppure magari per una giornata dedicarsi alla programmazione fuori dalla venue principale, il TivoliVredenburg – progettato dall’architetto Herman Hertzberger – il mastodontico auditorium a più sale, quasi labirintico – e seguire quello che offrono le location fuori dall’auditorium. Però può anche facilmente succedere che il piano stabilito vada a scatafascio; basta farsi suggestionare da un’amico che ti parla di un’artista di cui non hai mai sentito parlare o farti condizionare da una lunga fila di persone che aspettano di entrare alla sala Pandora del Tivoli per uno show già iniziato e che indica che la cosa ne vale la pena. Le Guess Who? non ha mai degli headliners per volere dei propri creatori, e questo per lasciare agli avventori la suggestione e la curiosità di scoprire cose nuove. Come per me è stata Lucrecia Dalt sabato sera, la musicista colombiana residente a Berlino e che è da anni un punto di riferimento della musica d’avanguardia internazionale. Oppure Otim Alpha, l’artista ugandese maestro di adungu e nganga che si è esibito nell’impervia Cloud 9, in cima all’auditorium e che ogni anno è tra quelle che più regala sorprese artistiche inaspettate. Un club in pieno contrasto con la maestosa Grote Zaal, un vero anfiteatro che ha ospitato gran parte della parte jazz del festival, dove abbiamo potuto assistere la domenica alla celebrazione del 50º anniversario dei Idris Ackamoor & The Pyramids (con tanto di mostra nel foyer di Tivoli che ne ripercorre la sua carriera nel foyer di Tivoli). Una sala che ha fatto da contraltare alla Ronda, strapiena per ogni concerto come per quello degli attesissimi GOAT sempre per la serata del sabato con la loro mistica psichedelia direttamente da una comune nell’estremo nord della Svezia che, con maschere e costumi colorati, hanno illustrato per bene il loro concetto di ‘World Music’. O come quello dei KOKOKO!, il duo congolese con il loro funk tribale.

Il Le Guess Who? 2022 si è anche rivelato un campanello dall’allarme per quello che sta passando il mondo musicale, danneggiato dalle congiunture economiche attuali. Quest’anno a curare il programma sono stati chiamati gli Animal Collective, i clipping. e CURL. I primi però non sono venuti. “Era impossibile avere il budget per questo tour in cui potevamo guadagnare abbastanza”, questo è quello che ha detto la band newyorkese. Una defezione dolorosa che però rende chiara come la attuale situazione economica sia così determinante per un settore come la musica, dove i costi vivi dei tour sono diventati per tanti insostenibili.


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Mauro Tomelli

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