TAMINO @ Alcatraz, Milano

di Guido Maria Grillo

Giovedì 16 marzo 2023, serata quasi primaverile, l’Alcatraz di Milano è soldout da qualche settimana.

Tamino, chansonnier belga con origini egiziane, è al suo terzo concerto in questa città. 

La progressione della sua crescita artistica è stata, fin qui, esemplare. Prima data milanese al circolo Ohibò, piccolo club da circuito indipendente, nel novembre 2018. Seconda data, precisamente un anno dopo, alla Santeria Toscana 31, club di più considerevoli dimensioni, sempre a Milano, sold out.

Terza data, distanziata di tre anni e mezzo, causa pandemia, Alcatraz. Soldout ancora.

Alle 21:30 in punto, Tamino sale sul palco in solitaria. Imbraccia un Oud, strumento a corde mediorientale che ha scelto di utilizzare in alcune canzoni dell’ultimo disco, Sahar, pubblicato sul finire del 2022.

Inizia ad intonare, illuminato da un solo piazzato, A drop of blood, tra le canzoni più riuscite del disco, certamente la più “araba”, anche se ogni canzone conserva echi delle musiche del Mediterraneo e medio-orientali, dunque, delle sue origini (il nonno, Moharam Fouad, è stato uno dei cantanti e attori più famosi d’Egitto).

Sospende il tempo, altera la percezione dello spazio, con la sua voce profonda ma ricca di sfumature, il suono quasi mistico di quello strumento, Tamino crea, in pochi secondi, una dimensione onirica in cui il pubblico s’abbandona.

Lo spessore emotivo è ciò che più caratterizza la sua scrittura e l’attitudine live non la tradisce, gli basta poco, qualche accordo aperto, un riverbero dalla lunga coda.

Si spegne il piazzato, la prima canzone è conclusa, il pathos del pubblico esplode in un applauso fragoroso e meritato. Entrano sul palco i musicisti che lo accompagneranno, tra i quali un suo grande ammiratore, Colin Greenwood, bassista e fondatore dei Radiohead. 

Generazioni a confronto, talenti contaminati al servizio di canzoni vere.

Si inizia a suonare con un crescendo dinamico considerevole, la gran parte del concerto è dedicata alle canzoni dell’ultimo disco, anche se non mancano le più note e amate del precedente, tra tutte, Indigo night e Habibi, accolte con boati dal pubblico.

Tamino trova lo spazio ed il tempo per testare anche tre canzoni nuove, per le quali chiede gentilmente di non fare video con gli smartphone. Le testa durante i concerti di questo tour per valutarne la presa, le potenzialità. Il pubblico ricambia la fiducia con grande approvazione.

Sappiamo, dunque, che il suo talento si conserverà ancora intatto.

In conclusione, il mio personale giudizio è che abbia dissipato, nel corso del concerto, parte di quel pathos con cui era riuscito a rapirmi all’inizio. Qualche calo di tensione qua e là ha finito per tirarmi fuori, a volte, da quella bolla onirica in cui era stato capace di attrarmi. Questione di dettagli, il livello dello show è rimasto altissimo e la bellezza delle canzoni è lampante. 

A 26 anni, un talento del genere è destinato a raggiungere vette rare.

Una delle domande che mi pongo, in genere, per capire se davvero un concerto mi sia piaciuto è “tornerei a vederlo?”. Senza esitazione, la risposta è “si!”.


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Paolo Guidone

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