Steve Vai live @Teatro dal Verme
Testo Paolo Guidone , Foto Giovanni Cionci
Se analizziamo la storia della chitarra rock, possiamo distinguere due distinte generazioni: quella dei Padri Fondatori (come Hendrix, Beck, Blackmore e Page), che hanno firmato il progetto, gettato le fondamenta e costruito i primi piani della cattedrale del genere utilizzando i blocchi di granito del blues, e la generazione successiva, quella dei Guitar Heroes e dei Virtuosi, che l’hanno innalzata fino al cielo, adornandola di guglie e pinnacoli e decorandola con volute e arabeschi.
Tra questi eccellenti e funambolici artisti, c’è un nome che forse più degli altri spicca, per la spinta innovativa e propulsiva che ha saputo dare al genere: quello del ragazzino americano (di origini italiane) voluto alla sua corte nientemeno che da Re Frank Zappa in persona, e divenuto poi il visionario ed esoterico Maestro della whammy bar e del legato: Steve Vai.
Noi di Relics Magazine abbiamo assistito alla sua straordinaria esibizione del 7 Aprile presso il Teatro dal Verme di Milano. Sala gremita, evento praticamente sold out, com’è giusto che sia, nonostante il tour sia già passato in Italia per diverse date la scorsa estate, sempre a supporto dell’ultimo e pregevole album Inviolate (2022). E in sala i musicisti sono davvero tantissimi.
Non c’è band di apertura, il palco è solo suo, dall’inizio alla fine.
Luci spente, fumo…ed ecco finalmente i musicisti sul palco: gli storici Philip Bynoe (basso) e Jeremy Colson (batteria) assieme al giovanissimo e talentoso Dante Frisiello alla seconda chitarra.
L’apertura è affidata alla nuova Avalancha, e subito la maestria di Steve Vai si manifesta in tutta la sua potenza. L’Ibanez specchiata riflette raggi di luce sugli spettatori in delirio, mentre le espressioni sul viso accompagnano la voce della sua chitarra “parlante”.
Il resto è magia, quella che solo lui sa creare…e dopo solo una manciata di brani, già pugnala al cuore con una meravigliosa Tender Surrender.
Vai doma lo strumento con una grazia senza pari. Le sue dita conferiscono ad ogni nota un’espressività che tocca l’anima, giungendo a volte quasi a strapparla via.
Nel live non manca nulla, c’è la maestosità di Building the Church, la dolcezza di I’m Becoming e anche il delirante blues di Greenish Blues.
Non mancano neanche gli assoli dei tre musicisti che accompagnano il Maestro, compreso quello del bravissimo Dante Frisiello. Ma nonostante il caleidoscopio di emozioni che Vai riesce a creare con le sue note, nonostante le lacrime strappate con Whispering a Prayer e le scariche di adrenalina di Bad Horsie, le sorprese non sono affatto finite.
Le luci si spengono: tanti attendono con trepidazione questo momento. Sanno bene che la prima traccia di Inviolate, Tooth of the Hydra, ha una particolarità: il video mostra Steve Vai domare una creatura mostruosa degna della mitologia greca, e non a caso ribattezzata Hydra. E per la prima volta sui palchi italiani, sul palco compare un grosso oggetto coperto da un drappo nero.
Parte la base del brano, Steve Vai afferra un lembo del del telo e lo solleva con teatralità. Allo stupore dei presenti si associa il sorriso sornione di Vai..ed ecco l’Hydra: una chitarra a tre manici, che fonde insieme una 12 corde (per metà con tastiera standard e per metà fretless), un basso (con la stessa divisione, ma questa volta in orizzontale) e una 7 corde, a cui si aggiunge un’arpa a 13 corde.
Un vero e proprio mostro..ed esattamente come nel video, Vai la doma, suonando i tre manici e l’arpa contemporaneamente.
Spettacolare ed inimitabile. Al termine del brano l’Hydra torna nella sua tana, e, restando in tema mitologico, il live prosegue con Zeus in Chains.
Siamo quasi alle battute finali e Vai annuncia che suonerà altri due brani “ma ognuno durerà 20 minuti”, scherza il Maestro. E regala agli spettatori due delle sue perle più celebri, una emozionante Liberty seguita dalla straordinaria For the Love of God, nella cui intro la chitarra di Vai e la voce tenorile del road manager si fondono all’unisono. E poi, il crescente splendore di uno dei brani più belli ed espressivi che siano mai stati scritti.
Ovviamente non è ancora la fine, gli spettatori chiamano i musicisti a gran voce…e come da copione, loro tornano e regalano un ultimo brano Taurus Bulba. Vai scende dal palco e comincia a salire le gradinate del teatro, tra spettatori sovraeccitati: regala un sorriso ed un saluto a tutti, gradino dopo gradino, selfie dopo selfie..senza mai smettere di suonare, neanche quando si sfila la tracolla per per mettere la chitarra al collo di un fortunato spettatore!
Al termine del brano, Vai lascia il palco dopo aver seminato in due ore una miriade di note, probabilmente miliardi, tante quante le stelle della nostra Galassia..ma non dimentica di salutare gli spettatori in delirio, regalando qua e là ancora un plettro, un selfie, una stretta di mano.
Uno degli Dei della chitarra è sceso sulla Terra e ha fatto meraviglie. Grazie, Steve Vai.
Questa la setlist dello show:
- Avalancha
- Giant Balls of Gold
- Little Pretty
- Tender Surrender
- Lights Are On
- Candlepower
- Building the Church
- Greenish Blues
- Bad Horsie
- I’m Becoming
- Whispering a Prayer
- Dyin’ Day
- Teeth of the Hydra
- Zeus in Chains
- Liberty
- For the Love of God
- Taurus Bulba
Vi lasciamo alla gallery fotografica del nostro grandissimo Giovanni “Gian Rock” Cionci.























Web: https://www.vai.com