POLYPHIA LIVE @ALCATRAZ

POLYPHIA LIVE @ALCATRAZ (testo e foto di Giovanni “Gian Rock” Cionci)

Lo scorso 23 Maggio abbiamo assistito, presso l’Alcatraz di Milano, all’unica data italiana del tour dei Polyphia, giovane e raffinata compagine texana con all’attivo quattro album in studio, l’ultimo dei quali, Remember That You Will Die, pubblicato nel 2022.

E’ solo la seconda volta che i giovani texani fanno tappa in Italia, ma evidentemente la loro
fama li precede: lo show è praticamente sold out, con una risposta di pubblico davvero al di sopra delle aspettative: non a caso, il live, inizialmente programmato presso la Santeria Toscana 31, è stato qualche mese fa spostato presso il ben più capiente locale di via Valtellina.

Davvero interessante anche la tipologia di pubblico: non manca qualche testa bianca o brizzolata, ma la stragrande maggioranza degli spettatori è under 30, moltissimi under 25 o addirittura under 20: membri di una generazione che spesso viene descritta come musicalmente incolta, se non addirittura illetterata (soprattutto i più giovani), ma che invece, a dispetto delle aspettative, si ammassa sotto il palco di una band di musica strumentale, estremamente tecnica e sicuramente non di semplice fruizione.

E già soltanto questo rappresenta una nota ESTREMAMENTE positiva per il futuro della musica (non solo live, ma in generale).

E’ anche vero che parliamo di una band che in poco più di 10 anni di carriera è stata in grado di mescolare progressive metal e rock con gli elementi più disparati, dall’hip hop, alla musica elettronica, al funk, al math rock, ottenendo un risultato complessivo davvero fresco ed innovativo: non a caso, ha attirato l’attenzione di un vero esperto di innovazione musicale, quel signor Steve Vai assieme al quale la band ha registrato uno dei singoli dell’ultimo album: “Ego Death“.
Ma veniamo alla cronaca dello show.

Johan Lenox
L’apertura è affidata a Johan Lenox (alias Stephen Michael Feigenbaum), cantante, rapper e produttore americano. Accompagnato sul palco, tra gli altri, da due violinisti a capo coperto, vestito “da zaino da trekking” e armato di microfono e bottiglia di Cynar, Lenox ora rappa, ora canta, percorrendo a grandi falcate il palco, da un lato all’altro, per quasi tutta la durata dello show (tranne quando trova temporaneamente pace dietro la tastiera). Grazie all’apporto dei violini o, in alcuni momenti, al botta e risposta tra questi ultimi e la tastiera, Lenox strizza sporadicamente l’occhio alla musica classica..ma nel complesso la sua esibizione forse ha poco a che fare con quella dei musicisti che si esibiranno dopo di lui (per quanto, come diremo più avanti, autori di una musica eclettica e pluricontaminata dalle nuove correnti). Il pubblico tuttavia non sembra affatto d’accordo con questa analisi, e anzi mostra di gradire oltremodo l’esibizione.

Polyphia
Si spengono le luci, e i due chitarristi Tim Henson e Scott LePage prendono posto ai lati del palco, accompagnati da Clay Gober al basso e Clay Aeschliman dietro le pelli.
L’apertura è affidata a due brani tratti dall’ultimo album, Genesis e Neurotica..ed è subito chiaro che tecnicamente non ci sarà nulla, ma proprio nulla da eccepire: precisione chirurgica, armonici a pioggia, virtuosismi come se non ci fosse un domani…e non a caso il pubblico dopo pochi minuti è già in visibilio.

Sul palco non c’è grande dinamismo, probabilmente anche a causa della complessità tecnica dei brani eseguiti, ma di qualità ce n’è in sovrabbondanza.
La scaletta prosegue con brani tratti dai 4 album in studio della band, ma in particolare attingendo a piene mani dall’ultimo e da The Most Hated (2017), pur non mancando pezzi tratti dal secondo ed ottimo New Levels New Devils (2018), ed uno soltanto, dulcis in fundo, da Renaissance (2016): “Euphoria”.
Lo show complessivamente non è molto generoso quanto a durata, ma la perizia dei musicisti sopperisce abbondantemente…e al termine, quando si accendono le luci e si comincia a lasciare la sala, non vi sono che espressioni soddisfatte sul volto dei tanti spettatori accorsi per assistere al concerto di una band che, a quanto pare, e con merito, ha già messo profonde radici in terra italica.

Questa la setlist dello show:

  • Neurotica
  • O.D.
  • Goose
  • 40 oz
  • Icronic
  • Champagne
  • All Falls Apart
  • Drown
  • The Worst
  • Reverie
  • The Audacity
  • Playing God
  • G.O.A.T.
  • 96 Quite Bitter Beings
  • Euphoria

Vi lasciamo alla gallery del nostro Giovanni “Gian Rock” Cionci (https://www.instagram.com/gianrock81/?hl=it).


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Giovanni Cionci

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