LIVE REPORT BLACK WINTER FEST XV – DAY 2 @ Slaughter Club – Paderno Dugnano (MI) – 02-12-2023
BELPHEGOR, DARKENED NOCTURN SLAUGHTERCULT, ARKONA, ATROCITY, IMAGO MORTIS, MONASTERY, DEATHCRUSH
Scritto da Cerutti Giacomo
Dopo la quattordicesima edizione tenuta lo scorso aprile, il BLACK WINTER FEST XV evento organizzato dalla Nihil Production, Daemon Star e Orion Agency fa nuovamente calare le tenebre sullo Slaughter Club, con la XV edizione divisa nelle due giornate dell’1 e 2 dicembre, quale modo migliore di iniziare il mese se non con un’iniezione di metal estremo!
Nella prima giornata alla quale purtroppo non ho partecipato, come headliner c’erano gli ARCTURUS accompagnati da tre band italiane, ovvero i CULTUS SANGUIGNE, NECROART e in apertura i SEDNA, ma ora concentriamoci sulla giornata odierna dal bill decisamente più ricco.
A differenza delle edizioni passate non è puramente black, ma ha deviato sul death metal con la presenza degli ATROCITY e MONASTERY, esplorando la branchia del pagan metal con gli ARKONA, ma coloro che faranno bruciare la fiamma nera sono i nostri IMAGO MORTIS, seguiti dai DARKENED NOCTURN SLAUGHTERCULT mentre come headliner, una band che ormai sta mettendo radici in casa Slaughter Club, i malefici BELPHEGOR capitanati da Helmut pronti a fare tremare il palco.
Fortunatamente la serata può avere inizio di fronte ad un pubblico già numeroso, che ben accoglie i DEATHCRUSH direttamente dalla Sardegna, nati nel 2003 con all’attivo il terzo disco Under Serpent Reing uscito nel 2022.
Senza indugi danno il calcio d’inizio con Beheading Jehovah Prophet, dandoci subito prova di che pasta dura son fatti, procedendo diretti concentrando il repertorio sull’ultimo disco, mentre dal passato eseguono solo Incest of the Wretched del secondo lavoro Hell del 2017.
I nostri ci scaraventano addosso un miscela brutal-death-black, composta dalle micidiali chitarre di Andrea Sechi e Luigi Porceddu, la martellante batteria ad opera di Giampiero Serra, e, dalle viscerali linee di basso del frontman Luigi Cara, il quale sfodera un growl oscuro completando il sound.
Con No Heaven Awaits, la band di Sassari termina una performance breve ma di forte impatto, dimostrando il loro valore conquistando il pubblico, che li ripaga con meritati applausi per aver aperto l’evento nel migliore dei modi.
Setlist:
Beheading Jehovah Prophet
Thy Sovereign
Incest of the Wretched
Under Serpents Reign
No Heaven Awaits
Con la seconda band si apre la prima parentesi death metal, loro sono i MONASTERY forti della pubblicazione del quinto disco From Blood uscito quest’anno, irrompendo con River of the Fallen Souls innescano il primo focolaio di moshpit.
Grazie alla violenza del sound e alla dinamica tenuta di palco, mantengono sempre vivo l’audience sparando un brano dopo l’altro, Krisztián e Ferenc Tóth emettono riff spietati, strettamente legati dai poderosi giri di basso tracciati da Szabolcs Szanati, mentre Róbert Kovács è un tenace picchiatore di piatti e pelli.
Quando nacquero nel 1989 suonavano death metal, poi con il tempo sono modernizzati prendendo spunto dal nu-metal, senza perdere l’aggressività alimentata soprattutto dal frontman Roland Kovács, sempre coinvolgente impone il suo growl gutturale, e, nonostante i cambi di line-up dimostrano buona sinergia.
La riposta del pubblico è molto positiva, oltre ai pezzi nuovi eseguono The Killchain cover dei Bolt Throwes, tenendo per il finale Bleed e Divine Damnation tratte dal quarto disco, concludendo un potente live soddisfacendo gli amanti del genere, accompagnati d’applausi gli ungheresi possono lasciare il palco a testa alta.
Setlist:
River of the Fallen Souls
The Killchain (Bolth Thrower cover)
Faceless Nothing
Pulled into Stake
Dreadfull Thing
Bleed
Divine Damnation
Ora è giunto il momento la prima band black metal della giornata, i nostri temibili IMAGO MORTIS che prendendo posizione vengono accolti con entusiasmo, senza indugi esordiscono con Pestilentia facendoci immergere nel loro sound come in un profondo abisso.
Dalla nascita nel 1994 hanno pubblicato quattro dischi dai quali traggono il repertorio, intriso di esoterismo, occultismo e antichi racconti orobici, cantati in italiano da Abibial come un tetro cantastorie, grazie al suo scream maligno e le torbide linee di basso.
Scighèra sferra una ritmica abrasiva accompagnata dal notevole lavoro di Axor dietro alle pelli, i pezzi presentano tempistiche con accelerazioni aggressive o rallentamenti tendenti al doom, sempre ben equilibrati e suonati in modo molto compatto.
Il trio bergamasco punta molto sull’esecuzione rispetto alla presenza minimale scenica, complessivamente il pubblico apprezza con entusiasmo, sino alla conclusiva 1330 che segna la fine di una performance schietta e scarna come da tradizione.
Gli IMAGO MORTIS possono lasciare il palco vittoriosi per aver fatto ardere la fiamma nera, e, soprattutto tenuto alto l’onore del metallo italiano, spianando la strada alle band successive.
Setlist:
Pestilentia
Nera Mistica
Al passo con l’Eresiarca
Il Canto del Negromante
1330
Il festival prosegue con l’arrivo degli ATROCITY capitanati dal poderoso Alexander Krull, che prendono posizione di fronte al pubblico sempre più numeroso, il calore dimostrato carica la band al massimo, la quale ricambia con Desecration of God.
Immediatamente riscaldano l’atmosfera e in platea si accende il moshpit, alimentato dalla potenza del loro sound aggressivo, ricordiamo che sono nati nel 1988 come band grindcore sotto il nome di Instigator, cambiandolo poi con il nome attuale passando al death metal.
Successivamente hanno sperimentato aggiungendo influenze hardcore, folk, goth rock e industrial, tornando poi al death metal quindi stasera il repertorio, è concentrato soprattutto sul nuovo dodicesimo disco Okkult III pubblicato quest’anno.
Attingendo anche dai precedenti Okkult, Okkult II, facendo poi un salto temporale al 2004 con Reich of Phenomena tratta da Atlantis, regredendo fino al secondo disco Todessehnsucht con Necropolis, dando costantemente prova della loro abilità esaltando l’audience.
Stasera il bassista Andre Nasso purtroppo non ha potuto presenziare, ma senza dubbio la ritmica sferrata dall’accoppiata Micki Richter e Luc Gebhardt, è davvero mozzafiato in un susseguirsi di riff acuminati e vortici di assoli, il tutto sostenuto dalla terremotante batteria percossa da Joris Nijenhuis.
Dinamici e coesi creano sul palco una forte alchimia, e, al centro della scena l’imponente Alexander Krull tiene in pugno la folla, grazie al suo growl roccioso, forte carisma e interazione, l’entusiasmo generale non accenna a diminuire sino alla conclusiva sopracitata Reich of Phenomena.
Senza dubbio i tedeschi hanno alzato di livello la serata, con una prestazione di altissimo livello incrementando la propria schiera di fans, raccogliendo numero e urla e applausi possono lasciare il palco a testa alta.
Ci tengo a precisare che la formazione di questa band, è la stessa dei Leaves’ Eyes con l’aggiunta di Elina Siirala alla voce, i quali arriveranno in Italia ad aprile portando il loro symphonic metal, li attendiamo con ansia.
Setlist:
Desecration of God
Death by Metal
Fire Ignites
Necropolis
Bleeding for Blasphemy
Shadowtaker
Reich of Phenomena
Dopo il death metal si cambia registro con l’arrivo degli ARKONA dalla gelida Russia, guidati dalla sacerdotessa Masha “Scream” portatoripagan-folk-black metal, forti della pubblicazione del decimo disco Kob’ pubblicato quest’anno.
Presentandosi con tuniche da frate generano clamore, danno inizio allo show con la title track, dedicando la maggior parte del repertorio al nuovo lavoro, facendo dilagare i riff tracciati da Sergey Lazar, passando da fredde melodie a ritmi violenti tipicamente black.
La ritmica è amalgamata dalle oscure linee di basso da parte di Rusian “Kniaz”, mentre Alexander Smirnov picchia con precisione su piatti e pelli, bilanciando la sua potenza in base all’andamento delle canzoni.
La loro presenza scenica è decisamente statica, i musicisti mantengono le loro posizioni in quanto l’attenzione, è puntata esclusivamente su Masha che risulta come una figura introspettiva, le sue movenze teatrali da shamana catalizzano l’attenzione, con il suo modo di cantare in lingua madre passando dal growl alla voce pulita, sembra esprimere tutto il suo dolore interiore per liberare la sua anima tormentata.
Nonostante siano fuori contesto in un festival estremo, in quanto come genere decisamente più adatti in un contesto pagan-folk, il pubblico assiste con attenzione riconoscendone la bravura e ripagando ogni canzone con calorosi applausi.
Infine dopo aver promosso il nuovo disco, traggono dal passato i cavalli di battaglia Goi, rode, goi! e Zakliatie, tornando alle sonorità folk con i tipici strumenti, inseriti in base data l’assenza di Vladimir “Volk”, concludendo una prestazione assolutamente impeccabile per gli amanti del genere.
Setlist:
Kob’
Ydi
Ugasaya
Mor
Razryvaya plot’ ot bezyskhodnosti bytiya
Goi, rode, goi!
Zakliatie
Siamo arrivati alla penultima band della serata, i DARKENED NOCTURN SLAUGHTERCULT portatori di black metal dalla Germania dal 1993, vi anticipo che la loro esibizione sarà assolutamente impressionante.
Quando la band prende posizione l’attenzione, è subito rivolta alla frontwoman Onielar per il suo outfit horror-satanico, la quale senza indugi spezza il silenzio sulle note di Mardom – Echo Zmory, tratta dall’ultimo sesto disco Mardom del 2019.
Il loro sound investe l’affollata platea come un’onda d’urto, Velnias e Onielar sprigionano una ritmica devastante, sfortunatamente il bassista R.K. è assente a causa del volo cancellato da Dresdna, mentre alla batteria Horrn tormenta piatti e pelli a ritmi come un martello pneumatico.
Con il procedere violento dello show esaltazione e moshpit sono costanti, ma soprattutto di stupore e devozione nei confronti di Onielar, una spettrale figura profana tipica da film horror, veste bianca, face painting, lenti a contatto bianche e corona di spine, la sua gola genera uno scream lacerante da far gelare il sangue, a proposito di sangue ne sputa a volontà sulle prime file imbrattando anche il vestito dando un tocco splatter.
I tedeschi procedono diretti concedendosi pochissime pause, riscuotendo sempre più successo toccando quasi l’intera discografia, infine …to Necromancy segna la fine di una performance granitica oltre le aspettative, con la quale hanno preparato al meglio la folla euforica per i tanto attesi headliner.
Setlist:
Mardom – Echo Zmory
In the Land of the Mountains of Trees
A Beseechment Twofold
Bearer of Blackest Might
Malignant Deathcult
Das All-Eine
In The Hue Of Night
Imperishable Soulless Gown
Spectral Runlets of Tulwod
…to Necromancy
Cari amanti del metal estremo, dopo aver assistito alle esibizioni che hanno alzato sempre più il calibro del festival, lo Slaughter Club ormai riempito non aspetta altro che l’arrivo degli headliner, per coronare questa quindicesima edizione del BLACK WINTER FEST.
Durante il cambio palco dove vengono posizionate enormi croci rovesciate, teschi e ossa varie di animali, porta incensi e altro… La tensione cresce e quando parte l’intro The Procession si sollevano forti urla, purtroppo a causa di un guasto dell’impianto l’inizio è ritardato di mezzora.
Una volta ripristinato, finalmente i terrificanti BELPHEGOR s’impossessano del palco spezzando le copiose urla con Baphomet, investendo i fans con una scossa sismica che si protrarrà fino alla fine, sangue e violenza sono sempre stati una garanzia nei loro live.
Dalla nascita nel 1992 la band ha subìto vari cambi di formazione, ciò nonostante Helmut affiancato dal 2006 dal bassista Serpenth (purtroppo stasera assente), ha sempre ingaggiato validi session musicians che stasera gli daranno un forte aiuto.
Avendo ben dodici dischi alle spalle prendere brani dall’intera discografia è impossibile, quindi si concentrano soprattutto sugli ultimi tre dischi, proponendo brani come The Devil’s Son, Conjuring the Dead, Virtus Asinaria – Prayer e The Devils.
Ovviamente non mancano le perle nere del passato come Lucifer Incestus e Belphegor – Hell’s Ambassador, ma complessivamente ogni canzone si rivela una frustata in faccia, i nostri tengono la testa dei fans tra l’incudine e il martello, sparando una cannonata dopo l’altra senza pietà.
Le sei corde di Helmut sono lame insanguinate che ci scarnificano, non meno violente quelle di Wolfgang “Wolf” Rothbauer alla seconda chitarra, Julian David Guillen al basso si dimostra un buon sostituto di Serpenth, ribaltando le viscere dei fans oltre a sfoderare uno scream abrasivo.
Alla batteria il carro armato Krzysztof Klingbein, viaggia sul doppio pedale a velocità folle facendo in una strage di piatti e pelli, l’inossodabile Helmut completa il sound scaturendo un growl che sembra provenire dall’oltretomba, mantenendo il contatto con i fans con il suo sguardo di ghiaccio e potere di coinvolgimento.
I suoi incitamenti e la potenza del loro death-black metal, mantengono alto l’entusiasmo in un delirio di moshpit, incensi accesi e teschi infuocati, sino al flagello finale con Totentanz – Dance Macabre con la quale danno ai fans il colpo di grazia, a fine massacro i fans acclamano fortissimo i loro idoli, che vittoriosi lasciano il palco per aver trasformato in un inferno il BLACK WINTER FEST XV, con una prestazione di alto magnitudo come solo loro sanno fare.
Anche quest’anno il BLACK WINTER FEST è stato un gran successo, questa quindicesima edizione ha richiamato centinaia di fans, i quali hanno acclamato meritatamente tutte le band che dalla prima all’ultima, hanno dato anima e corpo suonando con tenacia e professionalità.
Ringraziamo la Nihil Production, Daemon Star e Orion Agency, assieme a tutto lo staff dello Slaughter Club per aver organizzato questo fantastico evento, che altro dire ci vediamo alla prossima edizione!
Setlist:
Intro The Procession
Baphomet
The Devil’s Son
Sanctus Diaboli Confidimus
Belphegor – Hell’s Ambassador
Conjuring the Dead / Pactum in Aeternum
Lucifer Incestus
Virtus Asinaria – Prayer
The Devils
Der Lichtbringer
Totentanz – Dance Macabre