MILLE – INTERVISTA

Incontriamo Mille (al secolo Elisa pucci) prima della sua esibizione romana all’Alcazar Garden del 12 luglio, ci accoglie nell’area che l’organizzazione mette a disposizione degli artisti e sembra di accomodarci nel suo salotto.

Con familiarità mi chiede se, mentre parliamo, può continuare con l’operazione in cui era impegnata prima che arrivassi, ovvero quella di imprimere un altro buco alla cinghia della chitarra che durante il concerto imbraccerà per accompagnare la sua voce piena di personalità.

Del resto, una delle caratteristiche di Mille è la sua manualità, uno dei canali attraverso i quali esprime i suoi colori e la sua creatività: basta dare un’occhiata al suo insolito merchandising fatto di Tarocchi disegnati da lei, foulard multicolore e piccoli asciugamani che l’autrice tiene a definire “da culo”.

Da romana non resisto dal rompere il ghiaccio parlando del suo trasferimento a Milano (Elisa è nata a Velletri) e mi spiega che lì, nel condominio dove abita, sono tutti amici e hanno creato una piccola comunità che condivide momenti conviviali e che, immagino si sostenga nel momento del bisogno. E’ una situazione bella da immaginare.

L’atmosfera familiare, ad ogni modo, si percepisce ad ogni scambio con i componenti del Mondo di Mille, a partire dalla band fino ad arrivare al suo compagno che conoscerò solo ad intervista conclusa.

Mille inizia col presentarmi Davide Malvi, il suo batterista, manager e produttore che mi racconta di suonare con lei dal 20028.

“Dal 28 febbraio 2008” precisa lei “il giorno in cui abbiamo fatto la prima prova perché cercavo un batterista. All’epoca scrivevo solo in inglese, poi è sopraggiunto una specie di rifiuto.”

Mentre parla con la sua voce morbida conclude il lavoro sulla cinghia.

“Ecco mi sembra che ci siamo, vado un attimo a rimetterla sul palco”

Io ne approfitto per scambiare altre due parole con Davide che mi spiega che nel corso del tempo, e dopo essersi occupato di altre band, è diventato oltre che componente anche manager del progetto “Mille” contribuendo anche alla scrittura.

Nel frattempo Elisa torna e decido di partire con l’intervista vera e propria:

“La prima domanda che ci tenevo molto a farti è: sei felice?”

“Sono felice…” Ripete lei pensosa come se il suo sistema interno lo stesse verificando.

“E’ una domanda difficile.”

“No no, sono felice. Nel senso… E’ una cosa che si impara, che ho imparato a fare. Perché sembra che la felicità sia legata sempre a qualcosa che ottieni…”

“Che viene da fuori”

“sì, che viene da fuori. Ma poi dipende da cosa ci fai con le cose che ottieni.”

“Nel tuo percorso artistico hai subito frustrazioni?”

“Anche la frustrazione è qualcosa che si impara a gestire. Ci sono delle cose che tu disegni nella tua testa in un modo e poi non vanno come vorresti. Una persona una volta mi disse: “Non importa dove suoni, davanti a quante persone, se il tempo fa schifo o si sente male…perchĂŠ il palco sei tu.”

“Lo spettacolo sei tu.”

“Anche in quel caso la frustrazione viene da fuori, quelle sono cose che si impara a gestire. Gli unici momenti in cui posso sentire l’agitazione dentro è quando ho un pezzo in sospeso: ogni volta che scrivo un pezzo nuovo a volte mi dico “oddio, magari è l’ultima!” però poi alla fine non ho nemmeno tutta questa ansia da scrittura. Io non sono una che scrive tutti i giorni e scrivo quello che vivo. La parte della scrittura, del “raccolto” viene dopo la “semina” e tale semina ha un suo tempo, il tempo della vita stessa. Anche perché poi quello che scrivo è tutto autobiografico, è tutta realtà!”

“Ah 146 la amo tantissimo”

< ride >

“Eh non ti dico il mio compagno quanto la ama…. ci sto da dieci anni!”

“E’ di Roma anche lui no? Quindi stasera ci sarà”

“Sì sì, arriva più tardi”

“Senti, senza pretesa di essere esaustiva, quindi ti tolgo dall’imbarazzo: scegli due persone, di pancia, senza le quali non saresti arrivata dove siamo oggi.”

“Eh beh, Davide [Malvi] anche perché lui non è solamente il mio manager e il batterista con cui suono ma è anche il mio migliore amico. Siamo diventati proprio fratello e sorella. Lui ha assistito a tutte le evoluzioni dei progetti, suonando insieme ci siamo evoluti sia insieme che individualmente.”

“Crescere insieme non è poco.”

“Eh sì, dal 2008”

“Dal 28 febbraio…lo dicevi prima”

“Sì io mi ricordo tutte le date perché sono un po’ malata”

< Ridiamo > (sappiate che Mille sorride anche con gli occhi)

“E l’altra persona?”

“In veritĂ  ce ne stanno altre 2 e sono entrambi pelati. Uno è Sandro, il mio compagno, che è sempre stato un punto di riferimento non solo perchĂŠ anche lui è un musicista; l’altro è colui che fa i mix dei pezzi, Maurizio Mariani, che è un musicista bassista e ha lavorato con tanti artisti tra cui Patti Pravo. Anche lui è stato un punto di riferimento, il nostro legame va oltre il missaggio dei pezzi: lui mi ha insegnato ad essere “femmina” quando scrivo e quando canto. Ha come sdoganato questa parte di me. Ed è stato anche colui che mi ha spinto a scrivere in italiano. Nel periodo in cui scrivevo in inglese una volta, durante un live, ho cantato in un inglese finto e nessuno se n’è accorto.  Da quel momento ho deciso di farlo in italiano perchĂŠ per me è importante raccontare storie.”

“Beh è stata una scelta coraggiosa perché forse dà l’impressione di restringe il campo”

“Secondo me invece si è allargato perché con la lingua italiana posso fare qualsiasi cosa, ci sono delle cose che non avevo mai pensato di poter fare in inglese, adesso mi diverto molto di più.”

“Artisti che ti ispirano o che ti sono stati di ispirazione?”

“Beh, a parte Patti Pravo una ce l’ho proprio qui, sempre con me…”

< Prende in mano il medaglione che ha al collo e lo apre rivelando due fotografie: quella di un micio e quella di Raffaella CarrĂ  >

“Il micio si chiama Tonino e ci ha lasciato un anno fa ma è sempre con me. Raffaella Carrà non è solo un’ispirazione a livello musicale, ma anche rispetto a ciò che ha lasciato in eredità come persona: il suo modo di essere femminista senza essere aggressiva, per esempio; il messaggio di libertà ed emancipazione che portava l’ha sempre comunicato con grande energia ma senza gridare.”

“Con classe”

“Sì con classe. Per me è d’insegnamento anche nella vita in generale: io di indole vorrei gridare. Ho strillato nella vita e quando scrivevo in inglese lo facevo anche cantando. Vengo da un contesto, dove sono cresciuta, in cui ho dovuto strillare un sacco di volte. Il modo di fare di Raffaella Carrà mi ha insegnato che lo si può fare in maniera alternativa. Lei era brava in tutto e le sue esibizioni, che erano super moderne, mettevano d’accordo tutti, anche quelli che non la pensavano come lei. Riusciva ad arrivare a tutti.”

“Parliamo di sogni. Dimmi un tuo sogno artistico in termini di obiettivo concreto da raggiungere e un sogno tipo duettare con Raffaella Carrà.”

“Allora, il sogno concreto è LO STADIO. “

“Tipo San Siro”

“Sì. E’ ovvio che è tanto lontano…”

Interviene Davide: “Ma no, da casa è vicino dai…”

< Ridiamo >

“Sì, da casa è vicino. A me piacciono anche situazioni intime con poche persone però mi piacerebbe arrivare lì.”

“Mi sembra giusto. E invece l’altro sogno?”

“La collaborazione artistica sognata è con Elton John. Sono cresciuta con lui. E’ quel mondo che mi ha ispirata da ragazzina.”

“Se ci pensi hai tirato fuori un artista che ha alcuni punti in comune con Raffaella Carrà: un sasso nello stagno ma dotato anche di una grandissima classe. Un artista incredibile. E invece una collaborazione ipoteticamente realizzabile?”

“Beh Jovanotti. Anche quello è un sogno fin da ragazzina. Vedere un live di Jovanotti è una scuola.”

“Ma parliamo del tuo stile e dei tuoi outfit eccezionali…”

“Ah io compro tantissime cose ai mercatini vintage che purtroppo dopo il Covid sono stati decimati. Quando cantavo con la band mi vestivo in maniera molto diversa, adesso ho sviluppato un mio stile e non ho più nemmeno imbarazzo ad indossare certe cose. Ad esempio il pantalone a zampa d’elefante a vita alta slancia tantissimo. Sai quanti mi chiedono se faccio palestra e invece è merito dei pantaloni fatti così? Io non faccio nessuno sport, mai fatto. Avevo iniziato yoga…”

“Prima di salutarci c’è un messaggio che vuoi inviare al mondo?”

“La felicità si impara. A volte uno se lo scorda, ricordarselo fa bene. Lo dirò anche stasera al concerto.”

Durante il concerto vado a conoscere Sandro e gli chiedo di darmi due aggettivi che descrivano Mille: lui mi risponde “dolce ma sgamata” riassumendo la sensazione di grazia e al contempo determinazione che si percepisce al suo cospetto.

Durante il live oltre a guardare lei osservo il pubblico, molti durante le canzoni limonano appassionatamente, tutti ballano e cantano.

Sandro canta e saltella per tutto il tempo come fosse la prima volta che la vede cantare. Pietro e Davide, sul palco con lei, suonano divertendosi.

Ed Elisa, stilosa e appassionata, alla fine realizza il suo proposito affidando al suo pubblico la riflessione che avevamo fatto all’inizio: la Felicità si impara costruendola giorno per giorno.

Margherita Valori per Relics Magazine – luglio 2024


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Angelo Pucci

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