HELLBRIGADE FESTIVAL XI, live report @ Slaughter Club di Paderno Dugnano, 12-04-2025
Scritto da Cerutti Giacomo
La fiamma del black metal risplende ancora sullo Slaughter Club di Paderno Dugnano, dove la NIHIL PROD, Orion Agency, Daemon Star e BAM Booking, hanno unito le forze per organizzare l’HELLBRIGADE FESTIVAL XI un grandioso evento per il popolo blackster, questa edizione è resa speciale dagli headliner ABSU capitanati da Proscriptor, che dopo un’assenza di sette anni fanno ritorno nella nostra penisola, per celebrare il 30° anniversario del loro capolavoro The Sun Of Tiphareth.
A rendere il bill ancora più appetitoso abbiamo i PATRIARKH, nuovo progetto di Bartłomiej Krysiuk ex cantante dei Bathushka, che presenterà il suo album ПРОРОК ИЛИЯ, sempre dall’estero ecco le emergenti DOGMA e i NIDHOGG, infine a completare il bill abbiamo ben quattro band del panorama estremo italiano, loro sono i NERO CAPRA, RAWNESS OBSOLETE, EXITIUM e STORMCROW, pronti a scaldare i motori che il festival abbia inizio!
La prima dose di violenza viene data dai NERO CAPRA, nati a Torino nel 2003 partono diretti con Al 7° grado, traendo pezzi da tutti i dischi soprattutto dall’ultimo quarto lavoro La serpe in seno del 2024, raschiando già i timpani dei presenti che al momento sono pochi, ma il loro prezioso supporto non manca mai.
Il loro sound è una potente miscela death-black-thrash, dove viaggiano paralleli gli spigolosi riff di Mirco Rizzi e i tenaci giri di basso di Raoul Ronco, che danno quel sapore grezzo e old school al quale si aggiunge una martellante batteria, pestata duramente da Roberto Ripollino mentre il frontman Massimo Tosco, completa il tutto con il suo roccioso growl.
Il tempo è tiranno ma con pochi pezzi riescono a convincere il pubblico, che li applaude sino alla conclusiva Epikick per aver assolto l’arduo compito di aprire la serata.
Setlist:
Al 7° grado
Grido mai udito
La serpe in seno
Fame d’aria
Dietro una porta le mille porte
La fortezza
Mefisto manna
Epikick





Ora è il momento dei RAWNESS OBSOLETE, fondati a Firenze dieci anni fa dal cantante Hellbanno e il bassista Malebranche, ben accolti iniziano con Fuoco al confine dando un assaggio del loro black metal, tracciato dalle ritmiche taglienti di Tyrsenon ma con spunti melodici che non stemperano la violenza.
Il batterista Pontius nuovo acquistodi quest’anno dimostra la sua tenacia, stasera è il suo battesimo live è picchia di brutto facendo una buona figura,accompagnato dalle solide linee di basso e l’abrasivo scream del frontman, figura dinamica e coinvolgente che rende partecipe il pubblico riscuotendo buoni consensi.
Anch’essi hanno pubblicato l’anno scorso il quarto disco Invectiva In Omnia, dal quale eseguono solo Ad Nauseam e dagli ultimi EP suonano Cacofilia e Fuoco al confine, riuscendo a toccare anche i dischi passati nonostante il poco tempo a disposizione, anche i toscani si sono fatti valere raccogliendo meritati applausi.
Setlist:
Fuoco al confine
Lathe Biosas
Cacofilia
Nera nobiltà
Nato nella fossa (Ode a Baldaccio)
Ad Nauseam
Requiem





Piccolo cambio di programma, invece dei NIDHOGG passiamo la parola agli EXITIUM giovane band nata nel 2021, stasera colgono l’occasione per proporre i pezzi del debut album Imperitus March For Abysmal Glory uscito nel 2023, senza indugi danno una scossa iniziale con Abyss Wolf, procedendo diretti lungo il binario del black-death.
Come le band precedenti anche loro ci prendono a bastonate, scagliando furiosi riff e linee di basso schiaccianti, dimostrando dinamicità, affiatamento ed interazione con i presenti che cominciano ad aumentare, mentre la tempestosa batteria detta legge il frontman Herald impone il suo growl rovente.
La loro malvagia energia rende il pubblico partecipe, che applaude ad ogni pezzo dando il giusto valore ai loro sforzi, e, con Dieu El Veut! Terminano un’esibizione vincente fungendo da rampa di lancio per le band successive.
Setlist:
Abyss Wolf
Hammering The Walls Of Grace
Sinister Sedition
Spoils of Defilement
Dieu El Veut!





Siamo giunti a metà della serata che man mano sta salendo di livello, accolti a gran voce prendono posizione i grandiosi STORMCROW, band milanese che negli anni grazie all’attività live, ha acquisito sempre maggior risalto sulla scena estrema.
Dalla nascita nel 1997 hanno pubblicato nel 2024 la terza fatica Path To Ascension, stasera colgono l’occasione per proporlo come se fosse un release party, senza indugi partono con Astral Deconstruction procedendo rispettando la tracklist, investendo la platea più numerosa con il loro dirompente black metal.
Astaroth e Tohrus sparano riff micidiali senza pietà, rinforzati dal basso di Zedar che rimbomba nello stomaco, mentre Wraith tormenta piatti e pelli dando ulteriore potenza, ma passando alla parte vocale per la prima volta (almeno per me) vediamo il frontman Vastis, affiancato da Luciana Catanati frontwoman dei Mechanical God Creation, entrata nella band nel 2024 nei panni di Vexa.
Il loro potenziale è già noto e insieme formano una temibile accoppiata, mettendo a dura prova i nostri timpani torturandoli con il loro incendiario scream e growl, inoltre un merito speciale va a Vexa per la sua abilità nell’uso della tecnica, che le ha permesso di fare un’ottima prestazione nonostante i problemi alla gola.
Più volte ho visto i milanesi all’opera e anche stasera giocando in casa, hanno segnato un altro traguardo dimostrando il loro impegno e passione esaltando i fans, i quali li hanno sempre ripagati con urla, applausi e cori d’incitamento, sino Petit Dru con la quale finiscono un’esibizione di altissimo livello, terminando degnamente la compagine italiana del festival.
Setlist:
Astral Deconstruction
Dark Existence
Vulgus Vult Depici
Detached
Ascension
Face the Giant
Vertical Horizon
In this Solitude
Petit Dru






Ora suoneranno i primi ospiti stranieri, dalla Polonia diamo il benvenuto ai NIDHOGG che senza indugi esordiscono con Narcissus, catturando l’audience con un sound particolare.
Il loro black metal a seconda delle canzoni presenta ritmiche sia serrate che cadenzate, melodie inquietanti, oscure linee di basso e parti di batteria calibrate sia martellanti che altalenanti, senza dubbio il frontman spicca per l’impatto scenico dinamico, teatrale e coinvolgente, oltre che per il suo scream glaciale dal timbro sinistro.
Complessivamente grazie alla loro proposta e tenuta di palco, ottengono un buon riscontro sino alla chiusura finale con Wyrocznia (Kat cover), dopodiché possono lasciare a testa alta il palco all’ultima band italiana.
Setlist:
Narcissus
Menthol Lycantropy And The Calling Of Shadows
Transilvania
Sic Luceat Lux
Wilczyca
Horda
Jeszcze zemści się ziemia Feat. Roman Kostrzewski
Zloty Kwiat
Wyrocznia (Kat cover)





La serata prosegue con un gruppo non proprio attinente con il genere ma sicuramente particolare, si aprono le porte della chiesa sconsacrata ed ecco apparire per la prima volta in Italia le DOGMA, female band sulla quale alleggia un’aura di mistero, si vocifera che siano messicane e che la cantante sia cambiata.
Ora avremo la prova concreta di che pasta sono fatte queste donne vestite da suore con face painting, le luci si abbassano e preceduti dall’intro prendono posizione suscitando clamore, dal debut album Dogma uscito nel 2023 partono con Forbidden Zone.
Senza dubbio queste sinistre presenze rendono l’impatto scenico inquietante, un connubio tra horror e sacrilego con di sottofondo un hard’n’heavy di buona fattura, si notano influenze di mostri sacri come Ghost, Lordi, Goblin, Powerwolf e i nostri Death SS.
Con il procedere dell’esibizione tengono la scena con energia e coesione, Lamia e Rusalka alle sei corde diffondono riff corposi ed assoli graffianti, saldamente legati dalle robuste linee di basso tracciate da Nixe, mentre Abrahel picchia su piatti e pelli senza perdere un colpo, calibrando la sua potenza in base all’andamento delle canzoni, inoltre sono inserite delle basi di tastiera che danno un ulteriore tocco melodico.
La frontwoman Lilith è la cosiddetta madre superiora, cattura i presenti con voce pulita e di buona estensione, ammaliando con il suo fascino profano con atteggiamenti sensuali, provocanti e mai volgari, forse il pubblico in particolare quello maschile, si aspettava molta più trasgressione come nei loro video espliciti, ma le “heavy suore” sono professionali e puntano sulla sostanza riscuotendo gran successo.
Il supporto del pubblico supera le aspettative, apprezzata anche la cover di Madonna Like a Prayer, decisamente ben riuscita rivisitata in chiave rock, infine con The Dark Messiah, terminano uno show intenso raccogliendo meritati applausi, mentre lasciano il palco in religioso silenzio.
Setlist:
Forbidden Zone
My First Peak
Made Her Mine
Banned
Carnal Liberation
Like a Prayer (Madonna cover)
Bare to the Bones
Make Us Proud
Pleasure From Pain
Father I have Sinned
The Dark Messiah








Ora è il momento di una band rinata nel 2024 sotto un nuovo nome, stiamo parlando dei Batushka di Bartłomiej Krysiuk ora divenuti PATRIARKH, il loro palco è accuratamente addobbato con leggio e candelabri accesi, le luci si abbassano e la band vestita delle tradizionali tonache e volto coperto, fa il suo ingresso molto acclamata.
La loro “liturgia” ha inizio con Wierszalin I, track iniziale del primo disco Пророк Илия / Prorok Ilja pubblicato lo scorso gennaio, che suoneranno interamente catturando il numeroso pubblico, intento ad ascoltare ed osservare un vero e proprio concerto rituale.
Il frontman Bartłomiej tiene saldamente le redini con gestualità da sommo sacerdote, usando candele, teschi, rosari e quadri con figure religiose, ai lati i chitarristi emettono riff che si espandono come nella fredda steppa, accompagnati da una batteria potente e precisa come i tempi di Bartłomiej nell’esecuzione delle parti rituali.
Tutto è studiato nel dettaglio anche quando accendere i fuochi laterali, il sound è completato dalla voce tetra ed oscura del sacerdote, che può divenire uno scream raggelante, inoltre è affiancato da due coristi e in alcuni pezzi da Mamushka, unica figura femminile simile ad una sposa anch’essa dal volto coperto, che stempera la tensione con voce soave e movenze sinuose.
Una volta eseguito il disco nuovo traggono altre tre canzoni dei Batushka, e, al termine della celebre Liturgiya lasciano il palco uno alla volta, accompagnati dagli applausi dei fans che li hanno ampiamente supportati dalla prima all’ultima canzone.
Setlist:
Wierszalin I
Wierszalin II
Wierszalin III
Wierszalin IV
Wierszalin V
Wierszalin VI
Wierszalin VII
Wierszalin VIII
Powieczerje
Polunosznica
Liturgiya








Amanti del metal estremo dopo tutte le esibizioni di queste sette, band che hanno alzato sempre di più il livello di questo evento, siamo giunti al culmine e il pubblico ormai ben riscaldato, non aspetta altro che i tanto agognati headliner.
Finalmente la lunga attesa è finita ed ecco gli ABSU impossessarsi del palco, spezzando le urla dei numerosi fans attaccando con Apzu, dando inizio alla celebrazione del trentesimo anniversario del masterpiece The Sun of Tiphareth risalente al 1995.
Immediatamente un sound devastante in veste il locale, scatenando il moshpit che durerà per l’intera esibizione, la furia malvagia sprigionata da Proscriptor McGovern è impressionante, puro death metal suonato dai suoi session musicians non scelti a caso ma professionisti del genere.
Alla batteria abbiamo il cantante e polistrumentista Archon Vorskaath, mente compositiva degli Zemial dei quali ha ingaggiato anche il chitarrista Aenceorg e il bassista Ulvaar, anch’essi session musicians inoltre lo stesso Proscriptor canta negli Zemial in sede live, quindi si può definire una riunione di famiglia all’insegna del metal estremo.
I texani inarrestabili mettono a ferro e fuoco la platea, grazie ai sanguinari riff che trasudano dalla chitarra di Aenceorg, viscerali linee di basso sfocianti da Ulvaar, il tutto sostenuto da una devastante batteria percossa con dannata violenza da Archon Vorskaath, infine dalla gola d’acciaio di Proscriptor fuoriesce uno scream strozzato e lacerante.
Una volta terminata la celebrazione di The Sun of Tiphareth, suonano altri due cavalli di battaglia dando poi spazio a tre canzoni degli Zemial, infine dopo una pausa per permettere di riprendere fiato sia loro che al pubblico, tornano alla carica ripristinando il moshpit con la conclusiva Breath Of Pestilence.
Quest’ultima è stata il colpo di grazia che segna ufficialmente la fine dell’HELLBRIGADE FESTIVAL XI, i fans che hanno sempre dato il massimo del supporto, acclamano gli ABSU a squarciagola mentre si ritirano trionfalmente, per la granitica esibizione che non ha fatto prigionieri, lasciando nel locale un segno indelebile.
Ancora una volta il vessillo del black metal è stato issato con orgoglio sullo Slaughter Club, tutto ciò è stato reso possibile grazie alla NIHIL PROD, Orion Agency, Daemon Star e BAM Booking, per l’ottima organizzazione assieme a tutto lo staff del locale.
Congratulazioni a tutti i protagonisti a cominciare da tutte le nostre ottime band, le quali con grande passione hanno tenuto alto l’onore del metallo made in italy, e, ovviamente complimenti a tutte le eccellenti band straniere, per aver sudato sangue dando un grandioso show. Alla prossima!
Setlist:
Apzu
Feis Mor Tir Na N’og (Across the North Sea to Visnech)
Cyntefyn’s Fountain
A Quest Into the 77th Novel
Intro – Our Lust for Lunar Plains (Nox Luna Inlustris)
The Coming of War (Morbid Scream cover)
The Sun of Tiphareth
…and Shineth Unto the Cold Cometh
Never Blow Out the Eastern Candle
Full Moon Necrophilia (Zemial cover)
Under Scythian Command (Zemial cover)
Sleeping Under Tartarus (Zemial cover)
Encore
Breath Of Pestilence (Zemial cover)




