Meg incanta Roma con la sua “Trenta Meg” al Largo Venue

Meg incanta Roma con la sua “Trenta Meg”a Largo Venue
Foto e report di Chiara Lucarelli

Roma, 16 aprile – Largo Venue si è trasformato per una notte in un tempio elettronico, vibrante e viscerale, per celebrare le tre decadi di carriera di una delle figure piĂš iconiche del cantautorato alternativo italiano: MEG.

Trent’anni vissuti all’insegna della sperimentazione, dell’indipendenza creativa e della trasformazione. E non poteva esserci cornice più adatta della capitale per accogliere una tappa così significativa del tour “Trenta Meg”, partito pochi giorni prima da Livorno.

Sin dalle prime note, il pubblico ha capito di trovarsi di fronte a qualcosa che va oltre il classico concerto celebrativo. Non c’era nostalgia in scaletta, ma un atto di rinnovamento continuo. MEG, vestita come una sacerdotessa cibernetica del suono, ha attraversato i suoi universi musicali con la sicurezza di chi ha fatto della metamorfosi il proprio linguaggio madre.

La sua voce, sempre liquida e mutante, ha guidato i presenti in un viaggio attraverso i brani piĂš rappresentativi della sua carriera – da “Audioricordi” a “Distante”, da “Promemoria” a “Parole alate” – lasciando spazio anche alle pulsazioni piĂš recenti dell’ep Maria.

Le tre versioni del brano “Maria”, eseguite in un crescendo ipnotico, sono state il cuore pulsante dello show: la “Vesuvia Sound System Version” ha acceso il dancefloor, mentre la “Ze in the Clouds Version” ha spinto MEG verso un territorio più liquido e rarefatto. La “Carmine Iuvone Version”, infine, ha chiuso il cerchio con una carica emotiva sorprendente, che ha lasciato il pubblico sospeso tra battito e silenzio.

A colpire non è solo la qualità del suono — curatissimo, tridimensionale, avvolgente — ma l’idea stessa che MEG ha di concerto: un rito collettivo, un luogo di trasformazione. Come l’uroboro che avvolge il titolo dell’ep, ogni brano è un anello che si richiude, per poi aprirsi nuovamente. Ed è proprio questo senso di ciclicità, di eterno ritorno, che ha dato al live una potenza emotiva rara.

Non è un caso se, alla fine, la sensazione più forte era quella di essere stati parte di un rito, più che di uno show.Non sono mancati i riferimenti al passato: i 99 Posse, l’esordio solista del 2004, il coraggioso Psychodelice (registrato interamente con un iPhone), Imperfezione e Vesuvia.

Ma ogni passaggio è stato rivisitato, risemantizzato, remixato. Come se MEG volesse dirci che non esiste una versione definitiva di nulla — né di un brano, né di un’identità.

Dopo trent’anni, MEG non suona come una veterana, ma come un’artista che ha ancora fame, ancora voglia di sfidare le regole del gioco. In un panorama musicale spesso afflitto da formule e derive nostalgiche, il suo live a Largo Venue è stato un atto di coraggio e bellezza. Un manifesto. Un invito a ritrovarsi, ancora una volta, danzando.

In apertura della serata si è esibita, riscaldando animi e cuori, la giovane e grintosissima cantautrice Giglio.

Si ringraziano Largo Venue e Kashmir Music

Vi lasciamo alle galleries di Chiara Lucarelli

MEG

GIGLIO


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Chiara Lucarelli

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