Malika Ayane al Tempio di Venere – Foto e report di Chiara Lucarelli
Roma – In una sera d’inizio estate dove l’aria profuma di gelsomino e passato, Malika Ayane ha trasformato il Tempio di Venere in un piccolo miracolo sospeso tra eleganza e incanto. Il contesto era di quelli che restano impressi: la rassegna “Venere in musica” — un nome che, ieri sera, sembrava cucito addosso a lei — ha trovato il suo apice in uno show che ha unito raffinatezza, voce celestiale e una scaletta che ha ripercorso le sfumature più luminose e notturne della sua carriera.
Malika è salita sul palco con Wow, brano-manifesto del suo ultimo percorso artistico, mescolando elettronica e introspezione con quella grazia tutta sua, sempre a metà tra diva anni ’60 e creatura ultraterrena. Il viaggio è proseguito con una Feeling Better dal groove caldo e vellutato, e poi via via con perle come Tempesta e Tre Cose, dove la voce si fa carezza delicata e rassicurante.
Ma è con Mezzanotte e Controvento che la serata ha preso una piega ancora più intima. Il pubblico, raccolto e attento come in una liturgia laica, si è lasciato trasportare in quel mondo sospeso dove i sogni “tra i capelli” (citando il brano successivo) sembrano prendere vita in ogni riverbero del suono.
Il cuore dello show ha pulsato forte su Satisfy My Soul, una deviazione soul-blues che Malika rende propria con una naturalezza disarmante, e su Come foglie, forse il momento più corale della serata. Ma non è stato un revival: Adesso e qui e Ricomincio da qui hanno confermato quanto la sua scrittura sia cresciuta nel tempo, matura ma mai priva di magia.
Nel finale, il trittico A mani nude, Senza fare sul serio ed E se poi ha chiuso il set “ufficiale” tra esplosioni pop e malinconie sospese, confermando la straordinaria capacità della cantante di muoversi tra generi e stati d’animo con la leggerezza di chi sa esattamente dove vuole portarti.
Il bis è stato quasi spirituale: Over the Rainbow, eseguita con delicatezza e senza un filo di retorica, è sembrata un abbraccio all’intera platea, mentre Thoughts & Clouds ha chiuso la serata con il suo tappeto sonoro rarefatto, come se le ultime note si dissolvessero nell’aria romana insieme ai pensieri del pubblico.
Una performance impeccabile, poetica senza mai essere stucchevole, in uno dei luoghi più suggestivi del mondo. Malika Ayane non canta soltanto: racconta, accarezza, ferisce e guarisce. E ieri sera, sotto le stelle del Foro Romano, è stata pura grazia.
Si ringraziano Gdg Press, Parco Archeologico del Colosseo e Venere in Musica.
Vi lasciamo alle foto di Chiara Lucarelli
















