ALICE COOPER: live al Sequoie Music Park

ALICE COOPER: live al Sequoie Music Park (testo di Giovanni “GianRock” Cionci e Rita Rose Profeta)

Ol’ Black Eyes is back. lo scorso 8 Luglio, a Bologna, unico appuntamento italiano per il Too Close For Comfort Tour 2025 di Alice Cooper, nell’ambito della rassegna Sequoie Music Park.

Fulmini e saette. Nuvole nere e pioggia torrenziale. Così ci accoglie Bologna al nostro arrivo. Decisamente una situazione meteorologica coerente con la teatralità del personaggio: demiurgo e profeta, o meglio, Godfather dello shock rock, Alice Cooper calca le scene dalla fine degli anni ’60, portando sui palchi di tutto il mondo i propri spettacoli, commistione di teatro dell’orrore e musica rock, con gli anni divenuti via via sempre più articolati, spettacolari, coinvolgenti. Sì, perchè uno show di Alice Cooper (al secolo Vincent Damon Furnier) è qualcosa che non è facile dimenticare.

Sarà stato proprio lui ad inscenare la tempesta bolognese, che svanisce proprio una mezz’ora prima dell’inizio dello show? Il dubbio resta..ma il pubblico non si fa certo spaventare, e prende posto sotto il palco con fiducia, in attesa del grande momento.

Su il sipario. Il mostro sbattuto in prima pagina:”Banned in Italy!” recita un telo a foggia di pagina di giornale, con la foto degli inconfondibili occhi truccati del nostro eroe, di cui intravediamo la sagoma in frac e cilindro, prima che il telo stesso si apra in due e cada, e il nostro faccia finalmente il suo ingresso trionfale davanti al pubblico, sulle note di Lock Me Up, brandendo una spada. “Guilty!”. Con questa lapidaria sentenza, pronunciata con la sua inconfondibile voce graffiante, si presenta alla folla in delirio, fasciato da pantaloni di pelle aderenti. “Don’t want to be clean, Don’t want to be nice..You can take my head and cut it off, but you ain’t gonna change my mind”. Una dichiarazione di intenti. 76 anni e non sentirli affatto. Accanto a lui, quelle “gorgeous creatures on stage” che presenterà più tardi sulle note di School’s Out: alla chitarra Ryan Roxie, Tommy Henriksen e, “her Majesty”, la funambolica “unbelieveble, uncontrollable” Hurricane Nita Strauss, al basso Chuck Garric, alla batteria Glen Sobel..nonchè la sua “One and Only”, la sua musa di sempre: Sheryl Cooper. Le premesse ci sono davvero tutte per uno show pazzesco. E così è.

La grinta e l’energia di Alice sono intatte, così come intatte sono la sua voce graffiante e la sua capacità di tenere in mano il pubblico, da grande frontman degli anni d’oro del rock quale è, ed è sempre stato. La scaletta è una carrellata di successi che abbraccia oltre 50 anni di carriera, da No More Mr. Nice Guy a Bed of Nails, da Hey Stoopid a Poison, da Billion Dollar Babies a Welcome to my Nightmare. Una carriera in cui Alice Cooper non ha smesso di shockare e stupire: additato, accusato, colpevolizzato infinite volte per il suo stile ed i suoi spettacoli controversi dalla superficialità e dal perbenismo di chi non si è mai fermato davvero ad ascoltarlo, a capirlo..e per cui infinite volte, “For criminal acts and violence on stage..For choosin’ to be a living obscenity…” i suoi accusatori lo hanno condannato al castigo eterno: You Can Go to Hell, come lui stesso canta ironicamente dal 1976. Ballad of Dwight Fry è l’apoteosi: Alice viene messo in camicia di forza, ma riesce a liberarsi e ad uccidere il suo carceriere, per poi finire ghigliottinato tra le braccia della sua Sheryl, vestita da Maria Antonietta, che subito dopo l’esecuzione afferra la sua testa mozzata e la coccola danzando sulle note di I Love the Dead.

In tutto questo caleidoscopio di personaggi, scenette e siparietti, tutti i musicisti danno il meglio di sè, rendendo il giusto tributo alla storia del rock, stupendo ed emozionando. Non manca il classico cameo Pinkfloydiano di Another Brick in The Wall mescolata ai riff di School’s Out, mentre enormi palloni colorati compaiono sul palco durante la ricreazione…palloni che lo stesso Alice si premura di far esplodere uno ad uno con spada e pugnale. Coriandoli e stelle filanti..fine? No, perchè dopo i saluti di rito, c’è ancora tempo per l’encore, affidato a Feed My Frankenstein, con l’enorme pupazzone della “creatura” che compare sul palco e si aggira tra i musicisti.

Cala il sipario sullo show bolognese: uno show indimenticabile, come del resto tutti gli show di Alice Cooper. Una certezza incrollabile nel mondo e nella storia del rock. “A presto, Alice!” speriamo tutti.

Questa la setlist dello show:

  • Welcome to the Show
  • No More Mr. Nice Guy
  • I’m Eighteen
  • Under My Wheels
  • Bed of Nails
  • Billion Dollar Babies
  • Be My Lover
  • He’s Back (The Man Behind the Mask)
  • Lost in America
  • Hey Stoopid
  • Welcome to my Nightmare
  • Go to Hell
  • Cold Ethyl
  • Poison
  • The Black Widow
  • Ballad of Dwight Fry
  • Killer
  • I Love the Dead
  • School’s Out
  • Feed My Frankenstein


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Giovanni Cionci

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